Dopo un’estate già particolarmente difficile, si fa sempre più critica la situazione migranti per il nostro Paese: mentre gli arrivi incessanti sulle coste di Lampedusa mettono a dura prova la capacità di resistenza dell’isola, si continua ad alzare la tensione politica attorno al governo Meloni. A mettere in difficoltà la premier, infatti, non solo le critiche che arrivano dalle opposizioni ma, soprattutto, le decisioni rese note negli scorsi giorni da Francia e Germania.

Mentre Parigi ha fatto sapere di voler aumentare i controlli e i respingimenti alla frontiera di Ventimiglia, Berlino ha infatti deciso di sospendere il meccanismo di solidarietà volontaria per la ridistribuzione dei migranti. La scelta tedesca – motivata dalla volontà di mandare un segnale all’Italia circa la sua inadempienza degli accordi di Dublino – marca evidentemente l’ennesimo allontanamento tra le posizioni italiane e quelle dei maggiori Paesi europei in tema di gestione dei fenomeni migratori.

Calovini (FdI): “Lo stop della Germania ai migranti conferma che il tema non riguarda solo l’Italia ma tutta l’Europa”

E così, mentre Lampedusa affanna schiacciata dal peso di 7000mila arrivi di migranti in meno di 24 ore, in Europa riemergono quelle fratture politiche che da sempre circondano il dibattito in tema di immigrazione. La decisione della Germania di sospendere il meccanismo di solidarietà volontaria, infatti, ha un significato più politico che pratico, dato che i ricollocamenti che sarebbero spettati a Berlino sono di gran lunga inferiori ai soli arrivi registrati ieri a Lampedusa.

Ma quali implicazioni avrà la mossa tedesca nei rapporti con l’Italia? La redazione di TAG24 lo ha chiesto a Giangiacomo Calovini, deputato di Fratelli d’Italia e membro della Commissione esteri e affari comunitari alla Camera.

Onorevole Calovini, quale significato politico legge nella decisione della Germania e quale implicazioni avrà questa scelta nel rapporto con il nostro Paese?

«Ad oggi abbiamo più che altro delle indiscrezioni giornalistiche, che magari potranno anche essere confermate, circa lo stop al meccanismo di redistribuzione solidale da parte della Germania. Oggettivamente, però, credo si debba riconoscere che questo meccanismo funzionava poco anche prima. Basti guardare ai numeri a cui assistiamo in queste ore, i quali dimostrano come la Germania accogliesse un numero davvero esiguo di migranti a fronte degli oltre 100mila sbarcati sulle nostre coste quest’anno.

Per questa ragione, ad oggi, sul piano pratico non ci saranno grandissime differenze per l’Italia. Il vero ragionamento è che, seguendo le indiscrezioni circa le motivazioni di questa decisione, la Germania sta nei fatti dando politicamente ragione all’Italia. La presa di posizione tedesca dimostra infatti che il tema della redistribuzione dei migranti è un problema che riguarda tutti i Paesi dell’Unione europea.

Il secondo punto che occorre sottolineare è che il compito della politica è agire a monte. Il tema non è come gestire i flussi, ma come costruire delle collaborazioni con i Paesi del Nord Africa. Senza gli accordi con i Paesi di partenza non si potrà mai risolvere il problema”.

Lei dunque non crede ci sia un tema di egoismo degli Stati membri non di primo approdo, come ad esempio sostenuto dal sottosegretario Molteni?

«Sicuramente talvolta c’è anche un problema di egoismo, ma io non credo il problema possa essere ridotto a questo. Il tema è che l’Europa non è ancora riuscita ad affrontare in modo intelligente – e politico – il tema della gestione migranti. Il merito di questo governo è quello di essere riuscito a portare la problematica ai tavoli europei come non era mai stato fatto in precedenza.

Oggi sentiamo accusare l’esecutivo di non essere riuscito a risolvere il problema. Mi verrebbe da chiedere cosa hanno fatto gli altri nei dieci anni precedenti. Il governo Meloni sta portando la discussione sui tavoli europei e sta svolgendo un ruolo attivo, come dimostrano gli accordi con la Tunisia che dovranno entrare in vigore. È sufficiente? No, dobbiamo lavorare di più, ma sicuramente abbiamo una direzione».

Il suo atteggiamento è estremamente più cauto rispetto a quello di alcuni colleghi di maggioranza.

«Ho letto le dichiarazioni dei colleghi, da Molteni ieri a Crippa oggi, i quali invitano il Governo a non utilizzare solo la via diplomatica. Certamente ciò che dicono è in parte vero. Io, tuttavia, cerco di trovare sempre la soluzione seguendo la diplomazia.

Il Governo sta facendo bene a dialogare con i Paesi del Nord Africa e ad applicare politiche mai portate avanti prima. Certamente serve l’aiuto di Francia e Germania, soprattutto in virtù delle crisi – impensabili fino a qualche mese fa – cui ci troviamo di fronte. Prima il colpo di Stato in Niger, poi il golpe in Gabon; poi, purtroppo, il terribile terremoto in Marocco e le inondazioni in Libia. Questi eventi, tragici e imprevedibili, influiscono chiaramente sulla destabilizzazione dell’Africa settentrionale e sui flussi migratori: non possono non essere presi in considerazione».