Le tendenze della riforma pensioni in Italia: Quota 103, staffetta generazionale e Quota 41 per tutti. Al vaglio dei tecnici del Ministero del Lavoro, l’istituzione del part-time come meccanismo per permettere l’accesso alla pensione e ridurre la disoccupazione giovanile. A questo scenario previdenziale si affianca il rinnovo della Quota 103 e l’oblio di Quota 41 per tutti.

I dubbi previdenziali aumentano mentre le poche certezze vanno via via concretizzandosi. La mossa del governo Meloni sul fronte previdenziale è povera di stimoli.

Il governo italiano non tiene conto che il mondo cambia velocemente, anche piuttosto in fretta, e il sistema previdenziale non può non adattarsi. Se i lavoratori rappresentano il pilastro del Paese, a maggior ragione una rivoluzione è d’obbligo.

Nell’anno della rivoluzione degli ammortizzatori sociali, degli aiuti diretti alle famiglie nel passaggio dalla pandemia alla normalità, degli aumenti di beni e servizi, è tempo di pensare ai lavoratori, ai futuri pensionandi e pensionati, garantendo un adeguato tenore di vita almeno da benestante. Ciò considerato, viene interessante analizzare la situazione previdenziale attuale e le nuove proposte pensionistiche per i lavoratori.

Pensioni in Italia: Quota 103, staffetta generazionale e Quota 41

Il cambio di passo previdenziale è stato fulminante; siamo passati dalla Quota 41 per tutti al rinnovo della misura Quota 103 e all’idea di una staffetta generazionale, un meccanismo che dovrebbe incamerare diversi benefici, ma che in realtà si trascina dietro una zavorra di problematiche.

Non si uscirà dai canali della legge Fornero, quelli, per intenderci, che portano alla pensione di vecchiaia con uscita programmata fino al 2026, a 67 anni e 20 anni di contributi.

L’altra opzione riguarda la pensione anticipata ordinaria che prevede un solo requisito, ovvero un cumulo di 41 o 42 anni e 10 mesi di versamenti contributivi (donne e uomini).

Una nuova forma previdenziale che punta a rafforzare la scelta previdenziale con un meccanismo anticipato flessibile garantito non c’è. Il meglio per i lavoratori e i pensionandi italiani non c’è; è evidente che sono saltate le promesse fatte in campagna elettorale.

Nel DEF, il pacchetto delle risorse da destinare al mondo previdenziale è scarno. Vediamo insieme cosa aspettarci per le pensioni nel 2024.

Riforma pensioni 2024: le ipotesi

Non solo assistenza: il mondo previdenziale italiano dovrebbe arricchirsi di novità, permettendo l’accesso a uscite flessibili anticipate nel rispetto delle esigenze dei lavoratori, al fine di garantire una vita almeno dignitosa per i pensionandi e i pensionati.

Tutto dovrebbe ruotare intorno alla carriera del lavoratore fino alla pensione, in un tempo ciclico consono e meritevole di essere raggiunto.

Il governo italiano dovrebbe garantire un circolo virtuoso dal lavoro alla pensione, mentre si parla, invece, di misure in scadenza il 31 dicembre 2023, dell’assenza di risorse nel DEF e di possibili proroghe per il 2024.

Volendo essere ottimisti, coloro che maturano 62 anni e 41 anni di contributi e rientrano in altre condizioni possono richiedere l’accesso alla pensione con Quota 103, attiva fino al 31 dicembre 2023. Per il 2024, per questa misura si parla di rinnovi e adeguamenti.

Tuttavia, guardando al futuro, l’assenza di intervento su Opzione donna rischia di peggiorare la situazione. Non solo. Le condizioni previdenziali delle donne sono peggiorate negli ultimi 15 anni. Sì, i dati sono chiari e a fronte di tagli notevoli si riduce l’accesso alla pensione anticipata a poche categorie di aventi diritto.

 La staffetta generazionale o part time per garantire la pensione e l’occupazione giovanile

Nella Manovra 2024 potrebbe essere inserita una nuova novità, che riguarda la staffetta generazionale. Il progetto della “staffetta generazionale” o l’utilizzo del part-time come meccanismi per accedere alla pensione e ridurre la disoccupazione giovanile.

Si tratta di una misura contenuta nel ddl Made in Italy, accantonata per l’assenza delle risorse e ora ritornata tra i diversi argomenti. Tanto che non si esclude la possibilità dell’inserimento della misura nella legge di Bilancio.

In breve, lo strumento dovrebbe individuare diversi incentivi per permettere la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in quello a tempo parziale, una trasformazione eseguita su base consensuale tra il lavoratore e il datore di lavoro.

Nello specifico si tratta dell’applicazione delle disposizioni contenute nell’art. 1 del ddl, che prevede l’accettazione volontaria del lavoratore di questa opzione, regolarmente coordinata da un accordo collettivo gestito dall’INPS.

Il lavoratore si ritroverebbe a passare da un lavoro a tempo pieno a percepire una pensione “full”. Si presume, senza riduzioni o penalizzazioni, per l’innesco delle garanzie legate al meccanismo. In termini pratici, lo strumento dovrebbe garantire un biennio di formazione per gli under 35 sotto la supervisione dei pensionati.

I parametri iniziali contenuti nella bozza del disegno di legge portano all’accesso allo strumento alle aziende che soddisfano diversi requisiti, tra cui almeno 50 unità. Le aziende che rientrano nelle caratteristiche di legge potrebbero accedere al meccanismo stipulando un contratto biennale con un “giovane” pensionato di almeno 24 mesi.

In questo modo, si permetterebbe il reintegro nel mondo del lavoro con la qualifica di toutor nei confronti degli under 35 presi in carico a tempo indeterminato. E così, si passa dalle pensioni con Quota 103 alla staffetta generazionale fino al modello previdenziale utilizzato nei Paesi scandinavi, che prevede un part-time di due o tre anni per i lavoratori prossimi alla pensione.

Tuttavia, in quest’ultimo caso, se a garantire l’accumulo contributivo fosse lo Stato italiano, la cura sarebbe peggiore della medicina. In quanto la misura rischierebbe di impattare fortemente sulle casse pubbliche. Infine, tra le idee spunta anche un riscatto agevolato della laurea.

In conclusione, l’idea del part-time e della staffetta generazionale nei due o tre anni finali di lavoro, agganciata all’assunzione per gli under 35, mostra il tentativo di un approccio innovativo adattabile al sistema previdenziale.