Lampedusa è ormai al collasso. Gianluca Cucina, rappresentante del Consorzio Turistico Balneare Isole Pelagie ha espresso il proprio dissenso sull’attuale situazione dello sbarco dei migranti.
Il general manager ha denunciato una serie di problematiche di non poco conto. In particolare, si è focalizzato sulla impossibilità dell’isola di celebrare le proprie tradizioni e un probabile collasso dell’economia e del settore turistico.
Sull’emergenza sbarchi migranti a Lampedusa, le parole del rappresentante del Consorzio Turistico Balneare Isole Pelagie
Nel corso degli anni, l’emergenza migranti a Lampedusa, ha messo in ginocchio i cittadini dell’isola.
Gianluca Cucina ha presidiato una stanza del comune concordata con il sindaco e ha aperto un tavolo di crisi socio-umanitaria per lamentare tale disagio:
“Per alcune persone la situazione era sotto controllo, ma i risvolti non dicono questo ma tutt’altro. Abbiamo assistito a quasi trent’anni di tragedie, viviamo perennemente nelle tragedie e noi (comunità di Lampedusa) non vogliamo più viverne. A chi dice: “Siamo sfortunati perché siamo al centro del mediterraneo” io rispondo: “No, non vogliamo più essere il centro d’Europa, essere usati come scudo o quella cosa come: mettiamoli a Lampedusa, disastriamo Lampedusa“.
Cucina: “Non possiamo svolgere le nostre tradizioni, non c’è più la serenità del popolo. Hanno distrutto la nostra dignità”
In conclusione, il rappresentante ha ribadito che le condizioni attuali, se non gestite nel minor tempo possibile, porteranno al collasso e alla potenziale fine del turismo a Lampedusa, fonte primaria di guadagno per gli abitanti.
A Lampedusa c’è un popolo che ci vive, con le sue tradizioni. A giorni si festeggia la Madonna di Porto Salvo, come potremmo svolgere le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere sulla nostra isola, non c’è più la serenità di un popolo. Hanno distrutto le nostra dignità e di riflesso la nostra economia. La nostra economia è basata su una fabbrica, quella del turismo. Così facendo il turismo, gradualmente, sparirà dall’isola e noi viviamo di turismo. Abbiamo imprese, alberghi, strutture ricettive. Negli anni siamo partiti da zero, perché quest’Isola – per la sua posizione geografica – è sempre stata strategica da anni. E noi da 30 anni subiamo questo fenomeno. Ma noi adesso stiamo dicendo basta e aspettiamo che l’Europa, il governo si faccia avanti per risolvere questo dramma. Un dramma abbastanza notevole, ne sta parlando tutto il mondo, con la speranza che dopodomani il nostro sindaco vada a New York ad incontrare l’ONU e creare dei canali di flusso regolari, non intaccando più l’Isola di Lampedusa, non mettendo in croce e in ginocchio un popolo che vuole alzare la testa e difendere la propria popolazione e la sua dignità.
Intervista a cura di Ludovica Iacovacci
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