Cos’è il reishi e quali sono le sue proprietà? Jovanotti ha infatti dichiarato di utilizzare un infuso contenente questo prodotto alimentare. Ma davvero aiuta l’organismo a riprendersi più velocemente dopo un incidente come affermato dal cantante romano? Ecco quali sono le sue caratteristiche e gli effetti benefici che si hanno sulla salute.

Cos’è il reishi: come riconoscerlo

Il reishi, il cui nome scientifico internazionale è Ganoderma lucidum, è un fungo giapponese. Si tratta di una specie saprofita, ovvero quegli organismi che si nutrono di materia organica morta o in decomposizione. Cresce dalla primavera inoltrata fino all’autunno, su piante latifoglie. Predilige in tal senso il legno di quercia o castagno, ma non di rado si diffonde nei pressi degli olivi.

Il diametro del cappello può arrivare a 15 cm e passa da una colorazione giallognola ad una bruno – marroncina opaca in età avanzata.

Il reishi non è immediatamente commestibile. Per scopi di cura infatti è utilizzato prevalentemente tramite polvere essiccata, poi consumata sciogliendola ad esempio in acqua.

Le applicazioni nella cultura orientale

In Cina e in Giappone questo fungo è particolarmente noto per le sue caratteristiche officinali. La tradizione orientale dipinge questo fungo addirittura come miracoloso.

Nella medicina popolare infatti è usato con sufficiente successo per il trattamento di epatopatie, nefriti, ipertensione, bronchiti, asma, ulcere, peptiche, artriti, nevrastenia, cachessia, ipercolesterolemia, anoressia e vertigini.

Viene poi impiegato anche nella medicina omeopatica come rimedio adattogeno, immunostimolante e antinfiammatorio. Unito ad altri fitoterapici viene addirittura proposto nel trattamento del cancro alla prostata.

Proprietà antiossidanti e ipoglicemizzanti

Nel corso degli anni infatti diversi studi hanno cercato di confermare o meno le proprietà benefiche mostrate dalla tradizione popolare orientale.

Ed effettivamente si è arrivati ad evidenziare che il reishi abbia attività immunostimolanti e come queste scatenate dai polisaccaridi e dalle proteine presenti all’interno dello stesso fungo.

Un’altra ricerca eseguita sulla somministrazione del reishi su animali ha confermato le proprietà antiossidanti che si manifestano con un incremento dell’attività degli enzimi collegati a questa attività biologica.

Analisi invece su ratti diabetici hanno dimostrato che questo fungo abbia caratteristiche ipoglicemizzanti: l’assunzione periodica di Ganoderma in polvere è in grado di ridurre i livelli di glucosio nel sangue. Si attiverebbe in questo caso un meccanismo che inibisce la gluconeogenesi e di conseguenza che aumenta la sintesi di glicogeno.

Lo stesso studio ha poi evidenziato che il reishi riesce a regolare il livello di colesterolo e che agisca in maniera positiva anche sul livello di stress ossidativo indotto nell’organismo affetto da diabete.

Sebbene però la ricerca scientifica abbia mostrato gli effetti benefici di questo fungo, l’iter che permetta l’applicazione medica del reishi è ancora molto lungo.

Gli effetti tuttavia variano in relazione al soggetto e ai disturbi presentati. Tuttavia è bene sottolineare che nessun organo di controllo sulla salute ha approvato l’utilizzo terapeutico del reishi.

Cos’è il reishi: le controindicazioni

Secondo gli esperti l’assunzione prolungata potrebbe addirittura risultare dannosa per la salute del paziente.

Sebbene nella maggior parte dei casi il consumo di reishi è ben tollerato, potrebbero insorgere spiacevoli effetti collaterali. I più frequenti sono vertigini e disturbi gastrointestinali, secchezza delle fauci, della gola e del naso associata a prurito, perdita di sangue dal naso e tracce ematiche nelle feci. L’assunzione di bevande con reishi in polvere può provocare dolori osteoarticolari o reazioni allergiche come rash cutaneo.

Oltretutto il consumo di questo fungo può modificare la pressione sanguigna e rallentare il coagulamento del sangue.

È poi altamente sconsigliato somministrare il reishi a pazienti immunodepressi, come ad esempio chi avesse subito un trapianto d’organo, o si stesse sottoponendo ad una terapia con farmaci immunosoppressori.

Esiste infine il rischio che l’assunzione di reishi in polvere per più di un mese possa danneggiare gravemente il fegato.