Sarà “figlia della città”, la neonata trovata morta in un cassonetto per la raccolta dei vestiti in zona Città Studi a Milano: nonostante gli appelli lanciati dalle autorità locali, nessuno, infatti, ne avrebbe reclamato il corpo. Della sua sepoltura si è occupato il Comune. L’ipotesi è che la mamma abbia deciso di abbandonarla dopo essersi venuta a trovare in una situazione di disagio.

Sepolta senza nome a Bruzzano la neonata trovata morta in un cassonetto a Milano

Questa mattina la piccola – rimasta senza nome – è stata sepolta nella zona dedicata ai bambini del cimitero di Bruzzano, a nord di Milano. Lo scorso 28 aprile era stata trovata senza vita in un cassonetto giallo della Caritas da un pensionato che si era recato in zona Città Studi per gettare una busta con degli abiti usati. Quando si era sporto l’uomo aveva notato una manina, pensando che si trattasse di una bambola. Era la bimba, invece: quando se ne era reso conto, aveva immediatamente allertato le autorità.

Sul caso la Procura aveva aperto un fascicolo d’inchiesta per infanticidio contro ignoti. A distanza di mesi non ci sono ancora indagati, né si conosce l’identità della madre. Ciò che è certo è che dagli esami effettuati sul suo corpicino non sono emersi segni di violenza.

È la storia di una mamma che si è sicuramente trovata in una situazione di difficoltà e grande solitudine. Non sappiamo cosa sia successo, ma sicuramente questa donna, che ha compiuto la scelta di lasciare nel cassonetto il corpicino, non ha trovato un aiuto, non ha avuto un supporto,

ha dichiarato, nel corso della cerimonia, l’assessora ai Servizi Civici del Comune Gaia Romani, aggiungendo:

Noi, quindi, oggi siamo qui per dire a tutte le donne di questa città che nel caso in cui si trovassero in una situazione di difficoltà e di sofferenza, possono affidarsi alle istituzioni, alla rete di fondazioni, di enti, di istituti, che sono a disposizione per ascoltarle, per supportarle, in qualsiasi situazione loro si trovino. Speriamo davvero che la nostra presenza qui possa dare questo messaggio.

I precedenti

Non è la prima volta che nelle città italiane si verificano episodi del genere. Lo scorso agosto è successo a Taranto, dove una cittadina georgiana aveva abbandonato il figlio neonato in un sacchetto per l’immondizia. A trovarlo era stata una donna che, passando di lì, l’aveva sentito piangere, allertando i soccorsi.

Al loro arrivo il piccolo, per fortuna, era ancora vivo: era stato ricoverato d’urgenza e messo in salvo. La mamma, nel frattempo, era stata rintracciata e accusata di abbandono di minore e tentato omicidio. Agli inquirenti ha raccontato che aveva paura di perdere il lavoro faticosamente conquistato grazie all’aiuto di una cooperativa impegnata nel sociale. In Puglia era arrivata da poco più di un mese e lavorava come badante: alla famiglia dell’anziana che assisteva non aveva detto di essere incinta.

Non essendo a conoscenza delle leggi italiane – che permettono di partorire in anonimato e dare in affido il bambino, attraverso le “culle della vita” – aveva quindi deciso di fare da sola: dopo aver dato alla luce il piccolo nel bagno di casa, l’aveva lavato e cambiato, lasciandolo per strada. Di recente ha fatto sapere di volerlo riconoscere: era disperata, ha sempre detto, non sapeva come fare per mantenerlo. Soprattutto se fosse stata licenziata.

Il personale medico che l’aveva preso in cura l’aveva chiamato Lorenzo. Per lei sarà Gabriele. Una volta che l’iter per il riconoscimento sarà concluso, si dovrà decidere sul suo affidamento.

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