L’editore dimenticato, l’eroe rimosso. Per Marco Ventura, autore del volume “Il Fuoruscito” edito da Piemme e dedicato ad Angelo Fortunato Formiggini, c’è una congiura del silenzio nei confronti “dell’editore ebreo e protagonista della cultura italiana degli anni Venti e Trenta, primo suicida contro le leggi razziali e le persecuzioni del regime fascista”.
Si lanciò dalla torre della Ghirlandina di Modena il 29 novembre del 1938. Un gesto di protesta che spiegò in una lettera alla moglie: “Non posso rinunciare a ciò che considero un mio preciso dovere. Io debbo dimostrare l’assurdità malvagia dei provvedimenti razzisti”. La congiura del silenzio perché? Forse perché massone? Formiggini, dopo aver aderito all’associazione studentesca Corda Fratres, nel 1903 fu iniziato nel Grande Oriente d’Italia nella loggia Lira e Spada di Roma.
Il libro di Ventura rompe la congiura del silenzio
Ventura lo definisce “visionario, ironico, un vulcano di idee e un impegno costante per la promozione del libro e della cultura, un intellettuale anomalo sotto tutti i punti di vista: si considerava un fuoruscito, estraneo a ogni consorteria, classe, razza, partito, e forse anche per questo la sua vita è tutt’ora avvolta in una sorta di congiura del silenzio”.
Pensate che fu lui a ideare l’Enciclopedia italiana, fu lui a coniare la parola editoria e lanciare riviste e collane di successo, e fu sempre lui a inventare la prima biblioteca circolante. Una vita ricca di avventure all’insegna della coerenza che finì con il grido “Italia, Italia, Italia”.
Stefano Bisi