La Commissione europea sta introducendo misure innovative per migliorare e proteggere le transazioni finanziarie delle piccole e medie imprese (PMI). Tra gli obiettivi in agenda figurano infatti i pagamenti della PA alle PMI, che dovrebbero avere un limite di 30 giorni (e non infinito, come spesso accade nel nostro Paese). Questo cambiamento normativo intende rafforzare la stabilità finanziaria delle PMI e assicurare che siano remunerate in modo tempestivo per i servizi o i prodotti forniti.

Pagamenti PA alle PMI: obiettivo limite massimo 30 giorni

Con questa nuova proposta, la Commissione europea stabilisce un periodo di pagamento definitivo di 30 giorni per tutte le transazioni commerciali, inclusi gli accordi con la pubblica amministrazione. Questo rappresenta una svolta importante rispetto alla precedente direttiva del 2011, che presentava delle lacune e ambiguità.

Pagamenti PA alle PMI entro 30 giorni: la proposta nel dettaglio

Andiamo ora ad analizzare la proposta nello specifico. Le novità introdotte sono infatti molteplici a favore delle PMI. Ad esempio, in caso di ritardo nei pagamenti, si prevede il pagamento automatico degli interessi maturati e delle commissioni di compensazione.

Inoltre, sono state introdotte misure rafforzate di esecuzione e ricorso per proteggere le PMI dai ritardi nei pagamenti. Questo assicurerà una migliore liquidità e stabilità finanziaria per le PMI.

L’obiettivo finale è che questa scadenza di 30 giorni sia uniforme in tutti i 27 Paesi membri dell’UE.

Infine, sebbene la durata standardizzata sia di 30 giorni, le parti possono negoziare termini di pagamento differenti, a condizione che non superino il limite stabilito.

Il problema dei ritardi nei pagamenti

Il problema dei ritardi nei pagamenti ha avuto un impatto significativo sulle PMI in Europa. Si stima che un quarto dei fallimenti aziendali sia attribuibile al mancato pagamento tempestivo delle fatture. Questo, combinato con il fatto che, in media, una fattura su due viene pagata in ritardo o non viene affatto liquidata, evidenzia la gravità del problema.

Questi ritardi hanno origine da varie cause, tra cui le asimmetrie nelle relazioni tra debitori e creditori, che spesso inducono i fornitori ad accettare termini di pagamento sfavorevoli. Questi ritardi, come sottolineato dalla Commissione, causano una reazione a catena di problemi, aumentando i costi di finanziamento e portando a ulteriori ritardi nei pagamenti in altre parti della catena di approvvigionamento.

I benefici per le imprese

La Commissione ha calcolato che una riduzione anche di un solo giorno dei ritardi di pagamento potrebbe aumentare il flusso di cassa complessivo delle imprese dell’UE dello 0,9%, risparmiando fino a 158 milioni di euro in costi di finanziamento.

Pagamenti PMA alle PMI: debiti con i fornitori, la situazione in Italia

L’Italia sta affrontando una problematica di rilievo con il suo debito pubblico, specie quando si tratta dei rapporti con i fornitori. La Pubblica Amministrazione italiana ha accumulato un debito imponente nei confronti dei suoi fornitori, molti dei quali rappresentati da PMI. Con un totale di 49,6 miliardi di euro, che rappresenta il 2,6% del PIL nazionale, l’Italia detiene un record poco invidiabile in Europa.

Comparando l’Italia con altre nazioni dell’UE, la differenza è netta. Mentre paesi come Spagna, Francia e Germania registrano percentuali rispettivamente dello 0,8%, 1,5% e 1,6% del PIL, l’Italia si posiziona al vertice della lista delle nazioni con il più alto debito verso i fornitori.

L’Ufficio studi della CGIA di Mestre ha recentemente esaminato la situazione, basandosi sui dati rilasciati dall’Eurostat. Emergono dettagli significativi: la somma citata include solamente i pagamenti correnti, mentre i pagamenti in conto capitale ammontano a un ulteriore debito di 10 miliardi di euro.

Nel corso del 2022, la spesa totale della Pubblica Amministrazione è stata di 171,4 miliardi di euro. Questa cifra si divide tra consumi intermedi (115,2 miliardi) e investimenti pubblici (56,2 miliardi). Dal momento che molti dei mancati pagamenti risalgono a periodi precedenti al 2022, potremmo dedurre, in una prospettiva teorica, che quasi la metà dei consumi intermedi non sia stata ancora saldata.

La tendenza nei pagamenti

Nei recenti anni, l’Indice di Tempestività dei pagamenti ha mostrato una tendenza positiva, registrando una media in diminuzione. Tuttavia, secondo la Corte dei Conti, sembra emergere una preferenza da parte della PA: privilegiare il pagamento tempestivo delle fatture di importo maggiore, tralasciando quelle di minore entità. Questa pratica, pur presentando un ITP apparentemente sano, mette in difficoltà le PMI, spesso coinvolte in forniture o appalti di importo minore.

Secondo l’Indicatore, nel 2022, solamente 3 dei 15 Ministeri italiani hanno rispettato i termini di legge per i pagamenti. Tra i più puntuali, figurano il MEF, gli Esteri e l’Agricoltura, che addirittura hanno anticipato i pagamenti. Al contrario, alcuni Ministeri, come quello del Lavoro, dell’Università e dell’Interno, hanno accumulato ritardi significativi.

Il problema sembra accentuarsi a livello locale. Regioni, ASL e Comuni mostrano ritardi preoccupanti, soprattutto nel Sud Italia. Alcune amministrazioni, come il Molise, l’Abruzzo e il Comune di Napoli, registrano ritardi che superano i due mesi.

La situazione non è passata inosservata all’UE. Già nel 2020, la Corte di Giustizia Europea ha richiamato l’Italia per non aver rispettato la direttiva del 2011 relativa ai tempi di pagamento della PA. Nel 2021, la situazione ha attirato nuovamente l’attenzione della Commissione europea.