Fernando Di Nella, 62 anni; Giulio Romano, 56 anni; Gianluca De Santis, 40 anni: chi sono i tre operai morti nell’esplosione di una fabbrica specializzata in smaltimento di ordigni e munizioni con sede a Casalbordino, in provincia di Chieti. I fatti risalgono alla giornata di ieri, 13 settembre. Stando a quanto ricostruito finora, sarebbero morti sul colpo. Salvi, invece, i due colleghi che erano con loro: quando sono stati soccorsi erano ancora sotto shock, ma illesi.

Chi sono i tre operai morti in fabbrica a Casalbordino (Chieti): uno di loro era scampato a un’altra strage

Di Nella, il più anziano dei tre, era prossimo alla pensione. Originario di Lanciano, in Abruzzo, nell’azienda Esplosioni Sabino lavorava come caporeparto. Aveva una moglie e due figlie, cresciute nel quartiere di Santa Rita. De Santis, il più giovane, era invece del Molise: ogni giorno si spostava in auto dalla sua città, Palata, in provincia di Campobasso, fino a Chieti, dove aveva sede la fabbrica in cui ieri è stato strappato alla vita insieme ai suoi colleghi da un’esplosione.

Operaio esperto, lascia anche lui una moglie e due figli. In mezzo, per età, c’era Giulio Romano, 56enne di Casalbordino. Da poco si era trasferito a Scerni per convivere con la nuova fidanzata, di origine romena. Era separato e legatissimo alla figlia avuta dal precedente matrimonio, di 18 anni. Nel tempo libero suonava il basso elettrico per un gruppo chiamato “Gli Aurora”, ma in passato aveva anche lavorato come artigiano orafo. Poi la gioielleria che aveva aperto era andata fallita.

Ma lui non si era perso d’animo e, dopo un po’, aveva iniziato a lavorare per la fabbrica di Chieti. Fabbrica che appena tre anni fa era stata teatro di un incidente simile, a cui lui era scampato per miracolo.

Giulio era lì, quel giorno, si trovava nella stessa postazione, ma due ore prima ebbe un mal di pancia e andò a casa,

raccontano i parenti al Corriere della Sera. Ora, per uno strano scherzo del destino, non è riuscito a salvarsi. Insieme ai colleghi morti stava disinnescando una bomba 166.

Le dichiarazioni del sindaco e i precedenti

È accaduto di nuovo e questo è inammissibile. Io non dico che la fabbrica deve chiudere, perché si tratta di lavoro, ma deve essere fatto in sicurezza, qui non stiamo parlando di fuochi d’artificio, stiamo parlando di bombe, l’incidente è sempre dietro l’angolo,

ha dichiarato il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci, che insieme ai sindaci dei due comuni di cui le altre vittime facevano parte ha dichiarato il lutto cittadino. La tragedia che li ha coinvolti, a soli pochi giorni da quella che a Brandizzo è costata la vita a cinque operai, lascia tutti sgomenti. E invita, di nuovo, all’azione.

A causa dell’ultima esplosione, verificatasi il 21 dicembre del 2020, morirono in tre: Carlo Spinelli, 54 anni di Casalbordino; Paolo Pepe, 45 anni di Pollutri, Nicola Colameo, 46 anni, di Guilmi. Nel 2009 due persone rimasero gravemente ferite; nel 1992 un lavoratore era già deceduto: Bruno Molisani, di 48 anni. Il titolare, Gianluca Salvatore, ha detto di non spiegarsi l’accaduto.

Ma per la precedente tragedia in dieci sono finiti a processo, anche la ditta, accusata di cooperazione colposa in omicidio colposo, colpa generica cagionata dalla negligenza, imprudenza e imperizia, e colpa specifica, consistita nella violazione di diverse norme antinfortunistiche. Accuse che, alla luce degli ultimi fatti di cronaca, non fanno che aggravarsi.

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