Altri sacchi per contenere i cadaveri e scongiurare il rischio di una diffusione batterica: questa l’ultima richiesta dei soccorritori impegnati a Derna, la città della Libia più colpita dall’alluvione provocata dalla tempesta Daniel.
Lo ha confermato Lutfi al-Misrati, direttore della squadra di ricerca, ai microfoni dell’emittente Al Jazeera. Nel frattempo, gli aiuti internazionali sono in arrivo nella città portuale situata nella costa settentrionale della Libia e travolta dalla tempesta lo scorso sabato notte.
Il primo cittadino di Derna, Abdulmenam al-Ghaithi, ha chiesto l’intervento di “squadre specializzate nel recupero dei corpi“.
Temo che la città venga contagiata da un’epidemia a causa del gran numero di corpi sotto le macerie e nell’acqua.
Hichem Abu Chkiouat, ministro dell’aviazione civile delle autorità che governano la Libia orientale, aveva lanciato un ulteriore allarme: il mare continua costantemente a scaricare “costantemente decine di corpi“.
Chiesti altri sacchi per i cadaveri a Derna: il bilancio aggiornato delle vittime dell’alluvione in Libia
Le pattuglie marittime sono ancora alle prese con gli straordinari lungo la costa libica. I soccorritori stanno cercando di localizzare i corpi spiaggiati: molti di questi, irriconoscibili, vengono portati a Tobruk per l’identificazione.
I servizi di emergenza di Tripoli, intanto, continuano ad aggiornare il bilancio di vittime e feriti. Le ultime informazioni parlavano di almeno 6mila morti e 7mila feriti tra i coinvolti nelle devastanti inondazioni provocate dal passaggio della tempesta Daniel. Si tratta, tuttavia, di un report estremamente provvisorio.
A confermarlo Tamer Ramadan, inviato per la Libia della Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Il funzionario ha parlato di un bilancio “enorme” e ha sottolineato che “finora il numero delle persone disperse ha raggiunto le 10mila unità“.
I continui recuperi di cadaveri nelle aree colpite rendono impossibile un conteggio oculato sul numero definitivo delle perdite. Lo ha ribadito il portavoce Osama Ali. Il timore più grande è che alla fine le vittime potrebbero anche superare quota 20mila.