Nel 2024 forse niente proroga del superbonus, ma solo operatività dei bonus ordinari con agevolazione fiscale dal 50% al 65% ed esclusione della cessione dei crediti d’imposta e dello sconto in fattura. Dovrebbero andare in questa direzione le agevolazioni promosse dal governo guidato da Giorgia Meloni sui lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico.
Una simile prospettiva tenderebbe a escludere anche l’ipotesi dello slittamento della scadenza del 110% sui condomini, particolarmente sostenuta dalle associazioni di categoria nelle ultime settimane. Il governo starebbe lavorando su più fronti per assicurare soprattutto gli aumenti degli stipendi in busta paga e le pensioni. La maggiore spesa stimata negli ultimi giorni, a poche settimane dalla presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), potrebbe far salire il deficit nel 2023 del 6,5 o 7%, rispetto al 4,5% previsto ad aprile nel Def.
Superbonus forse niente proroga, nel 2024 bonus ordinari dal 50 al 65% e senza cessione crediti e sconto
Si va verso l’addio al superbonus del 110% (con percentuali più basse del 2023 e 2024) per i lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico degli edifici. Una parziale conferma è arrivata nella giornata di ieri, 13 settembre, dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha escluso una proroga delle scadenze delle attuali agevolazioni sui lavori edilizi, inclusi gli interventi sui condomini.
In risposta al Question time alla Camera, il ministro del Economia ha affossato le speranze di andare oltre il 31 dicembre 2023 con le agevolazioni, fissando a fine anno anche il 110% sui condomini, in queste ultime settimane oggetto di ipotesi di slittamento dei termini e di variazione dello stato di avanzamento dei lavori.
Per il 2024 si ripartirà dai bonus ordinari, da quelli che assicurano un’agevolazione fiscale tra il 50% e il 65%, con alcune eccezioni di percentuali più elevate, come il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche che arriva al 75% di agevolazione ed ha la scadenza a fine 2025, oltre a consentire ancora lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d’imposta.
Superbonus proroga cessione crediti, chi può ancora vendere i bonus?
La situazione è particolarmente complicata sul superbonus applicato ai lavori delle parti comuni e delle singole unità abitative dei condomini. Infatti, nel 2023 è stato prorogato fino al 31 dicembre prossimo il bonus del 110% a patto che entro il 18 novembre 2022 i condomini avessero adottato la delibera condominiale e presentato la Cila al Comune competente per territorio entro il successivo 31 dicembre. In alternativa, i condomini avrebbero potuto adottare la delibera condominiale tra il 19 e il 24 novembre 2022 con presentazione della Cila entro il giorno dopo.
La situazione dei condomini che ha ereditato il governo di Giorgia Meloni in merito proprio al superbonus condomini è piuttosto complessa. Infatti, per i condomini che hanno fatto gli adempimenti entro le date suddette, c’è la possibilità di avviare i cantieri per tutto il 2023 con il 110% di agevolazione fiscale e il ricorso sia allo sconto in fattura che alla cessione dei crediti d’imposta. Il risultato delle agevolazioni fissate dal decreto legge “Aiuti quater” di novembre dell’anno scorso è che quest’anno i condomini stanno facendo registrare notevoli adesioni al superbonus 110%, andando a incrementare la spesa dello Stato.
Bonus 110%, l’incognita dei condomini: quale scadenza per i nuovi cantieri?
Attualmente, secondo di dati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), il superbonus consente l’avvio di tre miliardi di euro di cantieri al mese, il 95% dei quali costituiti dai condomini, e solo in minima parte dalle villette e dalle unità abitative indipendenti.
Tale cifra ha portato il totale del conto delle spese in superbonus a 85 miliardi di euro nel mese di agosto scorso ma, soprattutto, diventa di difficile quantificazione il totale dei cantieri del superbonus per le comunicazioni presentate nello scorso anno. Infatti, la validità di tre anni della Cila fa emergere notevoli incognite sui conti pubblici perché molti degli adempimenti presentati potrebbero tradursi in cantieri in qualsiasi momento, nonché in nuove cessioni di crediti d’imposta e di sconti in fattura che tornerebbero a circolare pur con le difficoltà di trovare una banca che sia disposta ad acquistare i bonus.