Con la nuova variante Eris, i contagi da Covid-19 stanno risalendo nuovamente e, dopo le vacanze estive, sorge spontanea una domanda: come comportarsi al lavoro quando si è positivi? In caso di positività al contagio non è più obbligatorio l’isolamento: in sostanza, non è sufficiente risultare positivi al tampone per avere diritto all’indennità di malattia.

Poche regole e restrizioni, ma solo raccomandazioni, in più c’è il rebus dei certificati medici di malattia. Vediamo come devono comportarsi i lavoratori positivi e quali sono le regole e le misure da adottare.

Contagi in risalita, come devono comportarsi i positivi al Covid al lavoro

Fino a qualche mese fa, bastava risultare positivi al tampone per avere diritto all’indennità di malattia. Da ora in avanti, non sarà più così: l’assenza da lavoro sarà giustificata solo in presenza di sintomi che impediscono lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Viene meno l’obbligo di isolamento per i positivi al Covid e cambiano anche le regole sul posto di lavoro. Non basta la sola positività per impedire la prosecuzione dell’attività lavorativa.

Gli asintomatici e chi ha sintomi lievi possono comunque recarsi a lavoro: nessun isolamento. In sostanza, il covid viene trattato al pari di tutte le altre malattie virali. Prima, infatti, non potevano svolgere l’attività lavorativa e avevano l’obbligo di isolamento per un periodo di almeno cinque giorni. Ricordiamo, inoltre, che si ricorreva all’utilizzo dello smart working, ove possibile.

Siccome viene meno l’obbligo di isolamento, cambiano anche le regole dei positivi nei luoghi di lavoro. Infatti, se viene effettuato un tampone e attesta la positività del lavoratore, da solo non sarà sufficiente per impedire la prosecuzione dell’attività lavorativa.

Rebus certificati medici: cosa sta succedendo?

Con il mancato obbligo dell’isolamento e la conseguente prosecuzione dell’attività lavorativa, viene decretato anche lo stop ai certificati medici per telefono.

Proprio sui certificati medici, però, ci sono molti dubbi, un vero e proprio rebus difficile da sciogliere. Innanzitutto, dobbiamo fare alcune considerazioni. Il mancato obbligo di isolamento dei positivi al covid, rischia di portare ad un cortocircuito, in quanto è difficile capire con esattezza quanti positivi ci sono in giro.

La presenza al lavoro anche per gli asintomatici potrebbe rappresentare una minaccia per i soggetti più fragili. Oltre a ciò, e legato a questo aspetto, c’è il tema dei certificati medici, per l’assenza dal lavoro dei pazienti asintomatici. Il problema è che se un lavoratore è asintomatico, anche se portatore della malattia, il medico non può produrre un certificato di malattia, in quanto non viene rilevata una condizione che gli impedisca di svolgere la normale attività lavorativa.

Inoltre, dobbiamo ricordare che i tamponi non sono più obbligatori, salvo nei casi in cui serva attestare la propria negatività per accedere, in alcuni casi specifici, presso le strutture ospedaliere oppure nelle Rsa.

Il lavoratore è obbligato ad andare dal medico se ha sintomi? In realtà, anche in presenza di sintomi non ci sono obblighi a recarsi dal medico. Non ci sono divieti per i lavoratori di recarsi al lavoro pur avvertendo la presenza di sintomi.

Quali misure adottare in azienda

Come comportarsi nei luoghi di lavoro? I datori di lavoro possono adottare alcune misure di prevenzione, come lo smart working. Tuttavia, il ricorso al lavoro agile emergenziale, il diritto per lavoratori pubblici e privati affetti da patologie super invalidanti scade il 30 settembre 2023.

Cosa può fare il datore di lavoro? La normativa emergenziale è superata, ma i datori di lavoro possono comunque formare e informare i lavoratori e, in generale, vige l’obbligo di vigilanza sui lavoratori.

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