Tutto quello che c’è da sapere su Nicola Gratteri: chi è il noto magistrato italiano nominato procuratore di Napoli. L’uomo, classe 1958, è nato in Calabria e da anni è impegnato nel contrasto alla mafia, all’ndrangheta e alle varie associazioni criminali che ci sono in Italia (e non solo). Scopriamo insieme i dettagli della sua carriera, della sua vita privata e molto altro ancora.
Nicola Gratteri, chi è il magistrato che lotta contro la mafia: biografia
Nicola Gratteri è nato il 22 luglio 1958 in un paesino in provincia di Reggio Calabria, terzo di cinque figli. Stando a quanto racconta la sua biografia, egli da ragazzo ha conseguito la maturità scientifica e poi si è iscritto all’Università di Catania nella facoltà di Giurisprudenza. Dopo la laurea è entrato in magistratura.
Oggi il suo nome è molto conosciuto in Italia e all’estero perché il magistrato è da tempo impegnato attivamente nella lotta contro la mafia. Tutto è iniziato negli ultimi anni ’80, quando con una sua indagine fece cadere quella che allora era la giunta regionale calabrese. Da quel momento in poi non si fermò più.
Carriera
Nei primi anni ’90, mentre ricopriva il ruolo di sostituto procuratore a Locri, diresse diverse inchieste sui legami tra politici, trafficanti di armi e di droga, massoni e personaggi legati all’ndrangheta.
Diversi furono gli attentati organizzati contro di lui nel corso degli anni. La sua attività infatti ha sempre “infastidito” non pochi uomini e donne riconducibili ad organizzazioni mafiose. Ma egli non si è mai tirato indietro. Da tanto tempo lavora per contrastare questo mondo. E non hai intenzione di smettere di farlo.
Nel 2009 venne nominato procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria. Nel 2014 venne proposto da Matteo Renzi per il ruolo di ministro della Giustizia (anche se poi la proposta non fu accolta). Nello stesso anno Rosy Bindi lo nominò consigliere della Commissione parlamentare antimafia.
Nel 2016 il magistrato Gratteri ricoprì il ruolo di procuratore di Catanzaro. Il 13 settembre del 2023 è arrivata infine la nomina a procuratore capo di Napoli. Il posto era scoperto da oltre un anno, cioè da quando Giovanni Melillo lo aveva lasciato per ricoprire l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Oggi Nicola Gratteri continua a tenere conferenze, discorsi, conferenze e incontri pubblici soprattutto rivolgendosi ai giovani. Il magistrato ritiene che questo sia uno strumento molto utile per la sensibilizzazione e la prevenzione su un tema così delicato.
Nel 2011 ha pubblicato un libro dal titolo “La mafia fa schifo”. Nel corso della sua lunga carriera egli è stato a capo di tantissime operazioni, svolte da Nord a Sud Italia, che hanno portato all’individuazione e all’arresto di importanti boss mafiosi.
Moglie e figli
Se per quanto riguarda la sua vita professionale le informazioni sono molte, lo stesso non si può dire per quella privata. Sappiamo che Gratteri ha una moglie di nome Marina. Ha anche dei figli. A proposito della sua vita però si sa davvero pochissimo, come accade spesso per tutte quelle persone che nel nostro Paese lottano contro la mafia.
Nicola Gratteri attentato e scorta
Il magistrato da tanto tempo è in prima linea nel contrasto alle associazioni criminali organizzate. Per questo motivo egli vive sotto scorta da trent’anni. Per la precisione dal 1989. Lui e la sua famiglia rischiano la vita ogni giorno. Una volta Gratteri, ospite al programma di Lili Gruber, Otto e mezzo, ha rivelato:
Sì, ho paura. Cerco di addomesticare la paura e ragionare con la morte. Se mi fermo mi sento un vigliacco, e non ha senso vivere da vigliacco.
Come anticipavamo prima, a partire dai primi anni ‘90 fino ad oggi diversi sono stati gli attentati organizzati ai danni di Nicola Gratteri. Dal 2022 al magistrato è stata aumentata la scorta, dopo l’ennesima intercettazione che aveva svelato un progetto per ucciderlo. Egli è stato raggiunto spesso da minacce di morte.
Anche questa sera il magistrato Gratteri è stato ospite a “Otto e mezzo”. Mi sono fermata ad ascoltare l’intervista, come sempre e come sempre il mio cuore si stringeva alle parole del magistrato.
Ma si può vivere costantemente sotto scorta, senza poter vivere tranquillamente la propria vita? E, come se non bastasse, tutti a mettergli i bastoni fra le ruote e boicottare la sua carriera e lo Stato che non fa niente per metterlo nelle condizioni di lavorare meglio o non attiva ciò che sarebbe meglio e giusto per combattere la mafia o che altro.
Auguro al magistrato di ricominciare a lavorare a Napoli nelle migliori condizioni possibili.
ce ne fossero di persone come lui….
il nostro paese sarebbe diverso.