Dall’omicidio di Elisa Claps, consumatosi il 12 settembre 1993 a Potenza, sono passati ormai 30 anni. Eppure attorno alla sua storia, rimasta per molto tempo un mistero, sono ancora tanti gli interrogativi aperti. C’è chi si chiede ancora oggi perché Danilo Restivo le abbia tolto la vita e che fine abbia fatto dopo la condanna.
Danilo Restivo oggi: dove è detenuto e quanti anni di carcere deve ancora scontare
Quando ha ucciso Elisa, nel 1992, aveva 21 anni, lei 16. Si erano coniusciuti a Potenza: lei vi era nata; lui vi si era trasferito per seguire il padre Maurizio, che pochi anni prima aveva ottenuto un posto come direttore della biblioteca nazionale locale. Vivevano a pochi metri di distanza: lei, con la famiglia, in via Mazzini; lui vicino alla Chiesa della Santissima Trinità, in un alloggio del comprensorio del seminario messo a disposizione del padre da don Mimì, l’allora parroco, un amico.
Oggi Elisa avrebbe compiuto 46 anni. Danilo Restivo ne ha 51. Da 11 è detenuto per aver ucciso la giovane ma anche un’altra donna, Heather Barnett, per la cui morte in Inghilterra – dove si trova attualmente – è stato condannato a 40 anni. In Italia il processo a suo carico si è concluso con il massimo della pena: l’ergastolo. Passerà recluso tutta la vita.
Perché ha ucciso Elisa Claps
Il 12 settembre del 1993 aveva dato appuntamento ad Elisa nei pressi della Chiesa in cui viveva con la scusa di consegnarle un regalo: la ragazza era uscita di casa dicendo al fratello che avrebbe raggiunto un’amica, Eliana, e che sarebbe rientrata prima delle 13. Non aveva mai fatto ritorno. Secondo gli inquirenti Restivo le avrebbe teso una trappola, attirandola nella soffitta della parrocchia – dove il suo corpo sarebbe stato ritrovato, mummificato, solo 17 anni dopo – e, dopo aver tentato un approccio sessuale (da tempo cercava, invano, di conquistarla) l’avrebbe uccisa a coltellate.
Le indagini che erano seguite alla denuncia di scomparsa presentata dai familiari, lunghe e intricate, non avevano mai portato da nessuna parte. La svolta era arrivata nel 2003, con il ritrovamento del cadavere da parte di alcuni operai impegnati in dei lavori nel sottetto della Chiesa. All’epoca don Mimì, che per sempre sarà accusato di aver voluto coprire il delitto, era morto. E Restivo si trovava a Londra, dove, da qualche tempo, era sospettato di aver ucciso la vicina di casa.
Il caso di Heather Barnett
Heather Barnett aveva 52 anni e lavorava come sarta a Bournemouth, la piccola contea del Dorset, nel Sud dell’Inghilterra, dove Restivo si era trasferito dopo il delitto provando a ricostruirsi una vita. Il 12 novembre 2002 fu trovata morta dai figli di 11 e 14 anni nel bagno della sua abitazione: aveva il reggiseno strappato e i seni mutilati. Nelle mani teneva una ciocca di capelli.
Indizi che, con il passare del tempo, avevano permesso agli inquirenti di arrivare a Restivo. Ma mai di poterlo condannare. Con il ritrovamento del corpo di Elisa Claps fu chiaro a tutti, in Italia e all’estero, che i due delitti potessero essere collegati. Ricostruendo il suo passato si scoprì, infatti, che non era nuovo a certe dinamiche: in passato, a Potenza, era stato denunciato per aver tagliato i capelli di diverse ragazze sugli autobus cittadini.
Il giorno della scomparsa della giovane si era recato al pronto soccorso con una mano ferita e i vestiti sporchi di sangue: l’aveva uccisa, ma a tutti aveva raccontato di essere caduto. E tutti ci avevano creduto. Se fosse stato fermato, almeno uno degli omicidi di cui si è macchiato avrebbe potuto essere sventato.