Il professor Matteo Bassetti si schiera contro le raccomandazioni degli Stati Uniti in merito al vaccino anti-Covid. Il direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova si riferisce in particolare alle indicazioni dei Cdc ai cittadini americani.
Secondo gli organismi di controllo sulla sanità pubblica degli Usa, sarebbe raccomandabile che qualsiasi cittadino si vaccinasse. Chiunque, “da 0 a 100 anni, senza nessuna distinzione”. Su una simile presa di posizione, però, il professore è lapidario.
Non sono assolutamente d’accordo.
Bassetti ha spiegato meglio la propria versione ai microfoni dell’Adnkronos. Secondo l’esperto, “non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa, allargando la vaccinazione a tutti”.
Noi dobbiamo, per quanto riguarda l’Italia perché a me dei Cdc interessa sinceramente poco, cercare di evitare gli errori commessi nel passato. I miei figli e mia moglie non si vaccineranno.
Vaccino anti-Covid, Bassetti: “Quarta dose un fallimento totale, bisogna targetizzare i grandi anziani”
Il divulgatore scientifico non è certo nuovo a prese di posizioni nette per quanto riguarda il virus. Solo negli ultimi giorni aveva parlato di “cattiva informazione” e di “allarmismi inutili” per quanto riguarda le nuove varianti Eris e Pirola.
Bassetti torna poi a scagliarsi contro la quarta dose del vaccino, snocciolando alcuni dati a supporto della sua tesi.
Ricordo che la quarta dose è stata fatta dall’8% della popolazione da 0 a 100 anni, quindi mi pare che sia stato un fallimento totale.
Nell’ottica di rivedere la strategia sui vaccini, dunque, l’infettivologo lancia una chiave di lettura tutta nuova.
Dobbiamo proteggere una popolazione di soggetti fragili, ultrafragili e anziani, per cui io addirittura sarei dell’idea di non partire con la vaccinazione dai 60 anni in poi, ma di targetizzare i grandi anziani, cioè dai 70-75 anni in poi, più i fragili e gli ultrafragili con questo richiamo. Su queste categorie bisognerebbe riuscire ad arrivare al 100% di copertura, perché ogni persona di 70, 75, 80 anni che ha il Covid, rischia di avere una forma impegnativa di malattia, di avere problemi, di dover andare in ospedale. Queste persone vanno assolutamente protette.
Sul Covid, ad ogni modo, i nuovi casi parlano chiaro: a dispetto di una minor gravità della malattia, i contagi sono in crescita. Niente allarmismi, certo, ma l’arrivo dell’inverno impone cautela soprattutto per i 20 milioni di italiani inclusi nelle categorie a rischio.
Covid, 18 milioni di anziani e altri 2 milioni di fragili: chi sono i soggetti a rischio
Tra i soggetti a rischio appena citati ci sono 18 milioni di over 60 e altri 2 milioni di individui con particolari fragilità. Senza contare poi gli operatori sanitari.
Le stime sulle volontà degli italiani, tuttavia, sembrano poco incoraggianti: in pochi sembrano desiderosi di ricorrere ad un’altra dose. L’anno scorso si registrarono circa 6 milioni di somministrazioni, ma per il 2023 si ipotizzano numeri ancor più bassi. Non resterà che attendere l’andamento dei contagi nelle prossime settimane, per valutare un eventuale rialzo del livello di allerta.
I nuovi vaccini in arrivo sono efficaci contro la variante XBB.1.5: l’Ema ha confermato il loro funzionamento a contrasto delle sottovarianti Omicron, ossia le varianti che hanno provocato l’ultima impennata di contagi.