È tensione tra l’Italia e l’Europa dopo la decisione della Germania di sospendere il meccanismo volontario di solidarietà per la redistribuzione dei migranti e il contemporaneo annuncio della Francia circa la volontà rafforzare i controlli e i respingimenti alla frontiera di Ventimiglia.

La mossa di entrambi i Paesi è politicamente rilevante. Più che sul piano pratico infatti – i numeri dell’accoglienza volontaria che sarebbero spettati a Berlino e Parigi in un anno sono piuttosto contenuti – Francia e soprattutto Germania sembrano voler mandare un segnale al nostro Paese che da alcuni mesi non riammette i migranti che, dopo il primo approdo in Italia, si recano irregolarmente verso gli altri Stati membri.

Stop della Germania e della Francia ai migranti in arrivo dall’Italia, Molteni: “Dov’è la tanto sbandierata solidarietà europea?”

Lo stop tedesco al meccanismo di solidarietà volontario per la ridistribuzione dei migranti e il rafforzamento del controllo francese della frontiera di Ventimiglia arriva al termine di un’estate non facile per l’Italia in tema di gestione dei flussi migratori.

Secondo il quotidiano tedesco Die Welt, la decisione di Berlino sarebbe da imputare alla volontà di segnalare all’Italia una forte irritazione per il mancato rispetto delle regole del trattato di Dublino che impongono al Paese di primo approdo di riaccogliere i migranti che illegalmente hanno varcato la soglia di un altro Stato. Per la Francia, invece, la ragione è data dall’impossibilità di continuare ad accogliere data l’impennata dei flussi.

La doccia fredda per l’Italia arriva, peraltro, in giornate complicate: mentre Lampedusa continua ad assistere a un numero record di sbarchi e crescono le preoccupazioni circa le conseguenze che l’uragano che sta devastando la Libia avrà nel determinare una nuova ondata di profughi.

Ciò che è certo, tuttavia, è che i due eventi alzano la tensione e allarmano circa il proseguimento di un’efficace collaborazione europea sulla gestione dei flussi migratori Come constata il sottosegretario al ministero degli Interni Nicola Molteni in questa intervista esclusiva per TAG24, infatti, «il menefreghismo europeo lascia di nuovo sola l’Italia».

Sottosegretario Molteni, come commenta la decisione della Germania di sospendere il meccanismo di solidarietà volontaria?

«Quanto è successo in Germania deve essere messo sullo stesso piano rispetto a quanto sta accadendo in Francia. Ritengo che la posizione di entrambi i Paesi sia la negazione del principio della solidarietà europea.

La gestione del fenomeno migratorio a livello comunitario piò stare in piedi solo se si trova una sintesi tra il principio della responsabilità da parte dell’Italia e quello della solidarietà da parte dell’Europa. Fino ad oggi abbiamo visto tanta responsabilità da parte dell’Italia, che da sola si è fatta carico del fenomeno migratorio. Non abbiamo visto però nessuna solidarietà da parte dell’Europa.

Quello che ancora non si è capito fuori dall’Italia è che chi sbarca a Lampedusa non sbarca nel nostro Paese, sbarca in Europa. Difendere le frontiere italiane significa difendere le frontiere comunitarie.

Il menefreghismo delle istituzioni europee è il vero vulnus della questione migratoria. Da un lato abbiamo la Germania che non partecipa al meccanismo di ridistribuzione; dall’altro la Francia che sospende Schengen, ripristina i controlli alle frontiere ed effettua respingimenti da Ventimiglia e Mentone. Il risultato è che l’Italia viene lasciata sola.

A mio parere, peraltro, il tema del superamento del trattato di Dublino non si affronta con la ridistribuzione dei migranti clandestini in giro per l’Europa. Vorrei ricordare che questo tentativo è stato già attuato con ben tre meccanismi. Il primo, quello della famosa “relocation”, nel 2015, quando l’Italia avrebbe dovuto trasferire nei Paesi europei circa 40mila migranti. Il risultato furono meno di 10mila trasferimenti: un fallimento, registrato anche con il successivo patto di Malta del 2019.

Nel 2022, infine, ci fu l’accordo fatto dalla Lamorgese – negato dalla stessa Francia – per il quale l’Italia avrebbe dovuto condividere con gli altri Stati membri 10mila migranti, poi diventati 8mila. Nella pratica ne furono distribuiti meno di 3mila.

Oggi nel nostro Paese, da inizio anno, si sono registrati 123mila sbarchi. Mi sembra evidente non ci sia alcun equilibrio rispetto alla capacità di accoglienza del nostro Paese e la solidarietà da parte delle istituzioni comunitarie. Ciò che possiamo sottolineare è solo il menefreghismo, l’indifferenza totale dell’Europa nei confronti dell’Italia, Paese di primo approdo lasciato senza alcun aiuto».

Il trattato di Dublino

La stampa tedesca individua nella scelta della Germania la volontà politica di punire l’Italia per il mancato rispetto delle regole di Dublino.

«Il regolamento di Dublino è un regolamento nettamente penalizzante per il nostro Paese, anche perché molti di quelli che arrivano in Italia non vogliono rimanere ma dirigersi verso altri parti d’Europa.

Come dicevo prima, la soluzione al fenomeno migratorio non può essere la distribuzione dei migranti. L’unica risposta efficace che l’Europa dovrebbe dare prima all’Italia, poi ai Paesi di primo approdo e infine a se stessa riguarda lo stop ai movimenti primari. Se non si fermano gli arrivi non si bloccheranno neanche i movimenti secondari, che sono quelli che interessano francesi, tedeschi, olandesi e così via dicendo. È questa la direzione verso cui lavorare, come sta facendo l’Italia con gli con accordi bilaterali con i Paesi di partenza e di transito, ed in particolare con Tunisia e Libia.

Ad oggi, però, l’Italia è sola, esattamente come è stata lasciata sola negli ultimi anni. Il merito del governo Meloni è aver ribaltato la narrazione ai tavoli comunitari, insistendo sull’evidenza per la quale solo bloccando i movimenti primari si arresteranno quelli secondari. Con questo messaggio il nostro Paese sta condizionando positivamente l’agenda europea, anche se le istituzioni Ue stanno facendo poco o nulla.

L’immigrazione è un fenomeno globale ed europeo che richiede una risposta globale ed europea. Se ogni Paese continuerà a fare da sé, bene: allora anche l’Italia dovrà fare per sé. Anche perché questi numeri sarebbero insostenibili per qualsiasi Stato, figuriamoci per il nostro».

Sul tema migratorio il Governo si pone come orizzonte l’interra legislatura. La coincidenza con le elezioni europee e i conseguenti interessi elettorali in ogni Paese potrebbero ostacolare i processi collaborativi degli altri Stati membri verso l’Italia?

«Se così fosse sarebbe molto grave. Il fenomeno delle migrazioni è strutturale e complesso: negarlo per vincere alle tornate elettorali sarebbe un atto di grandissima irresponsabilità.

Io ero sottosegretario all’Interno già con l’allora ministro Salvini. Con la messa in campo dei Decreti sicurezza riducemmo gli sbarchi e le morti in mare, portando beneficio non solo all’Italia, ma all’intera Europa. È questo quello che sembra non si comprenda: se si aiuta l’Italia si dà beneficio all’intera Comunità europea. Non farlo è puro masochismo».

La scelta della Germania di sospendere il meccanismo di solidarietà ha però una forte valenza politica.

«Ribadisco: dobbiamo guardare anche quanto sta succedendo con la Francia che ha deciso per la sospensione dell’accordo di Schengen senza passare da un tavolo europeo. Il ripristino dei controlli delle frontiere esterne e il respingimento in frontiera, anche di donne e minori, nega quel principio di solidarietà che dovrebbe essere alla base della dimensione comunitaria.

L’Italia è lasciata sola a gestire un fenomeno complesso, mentre non c’è traccia della tanto sbandierata condivisione europea. Per questo ripeto, se le cose stanno così allora anche l’Italia dovrà fare da sola».

Si tornerà ai Decreti sicurezza?

«Già il dl Cutro contiene dei principi che erano propri propri dei decreti sicurezza. Ora siamo al lavoro su un altro decreto. Io credo che il Governo debba prendere immediatamente in considerazione l’ipotesi di intervenire per gestire il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati. Il 65% di coloro che si dichiarano minori stranieri non accompagnati hanno tra i 16 e i 18 anni. In accoglienza in Italia in questo momento sono più di 22mila.

La legge Zampa, la quale si base sul principio dell’autodichiarazione dell’età da parte del minore, deve essere assolutamente rivista, anche perché ne abbiamo visto gli effetti: maggiorenni che si dichiarano minorenni anche quando non lo sono. Il risultato è così il rischio di non garantire le giuste e legittime tutele ai veri minori, scaricando le responsabilità della gestione degli stessi ai sindaci e ai territori. Credo che intervenire per correggere questa distorsione sia una vera e propria urgenza.

Noi al ministero dell’Interno siamo già al lavoro e abbiamo già preparato delle norme per intervenire sul tema. Il mio auspicio è che il Consiglio dei ministri possa prendere in considerazione questa proposta in tempi rapidi. Ovviamente si tratta di una misura che va di pari passo con quelle che il governo Meloni sta già mettendo in campo, soprattutto nel dialogo con i paesi del Mediterraneo e in particolare la Tunisia. Anche il piano Mattei avrà un’incidenza importante nel lungo periodo.

Oggi, però, abbiamo un problema oggettivo e immediato, rispetto al quale dobbiamo intervenire immediatamente. Dobbiamo riportare il Paese in una condizione di normalità».