In tempi recenti, è emersa la questione della possibile introduzione di una “voluntary disclosure” destinata ai patrimoni liquidi nascosti nelle cassette di sicurezza, nelle casseforti domestiche o all’estero. Ma che cos’è veramente questa proposta di sanatoria sulle cassette di sicurezza? E come potrebbe influenzare i cittadini e l’economia italiana? Ma soprattutto, cosa c’è di vero?

Sanatoria cassette di sicurezza: cos’è la voluntary disclosure?

La voluntary disclosure rappresenta una dichiarazione spontanea. Il cittadino, attraverso questa iniziativa, avrebbe l’opportunità di dichiarare somme mai precedentemente segnalate al Fisco, permettendogli di regolarizzare la propria posizione attraverso il pagamento di un’aliquota forfettaria.

La voluntary disclosure sui patrimoni liquidi, pertanto, rappresenta un meccanismo ideato per permettere ai contribuenti di regolarizzare patrimoni detenuti in forma liquida. Secondo le informazioni preliminari, l’idea sarebbe di applicare una imposta del 26% sulle somme per cui è possibile determinare la provenienza.

L’idea di tale iniziativa non è nuova. Si rifà al modello proposto nel 2016 dal magistrato Francesco Greco. Secondo Greco, l’ammontare non dichiarato potrebbe oscillare tra i 200 e i 300 miliardi di euro, la metà dei quali in liquido. L’obiettivo principale di questo modello consisteva nel riportare alla luce fondi nascosti nell’economia sommersa.

Quali sono i rischi della volutary disclosure

Tuttavia, ci sono preoccupazioni legate a una potenziale sanatoria. Esiste il rischio che vengano regolarizzati proventi derivanti da attività illecite. Questa ipotesi sarebbe in disaccordo con le normative antiriciclaggio. Inoltre, è fondamentale notare che non tutti i fondi nelle cassette di sicurezza sono di origine illecita.

L’obiettivo primario di questa proposta sarebbe di combattere l’evasione fiscale e di garantire una maggiore trasparenza sui patrimoni liquidi, ma è anche vero che questa operazione potrebbe aprire la porta a diverse criticità. C’è la necessità, ad esempio, di assicurarsi che il sistema non diventi un mezzo per legalizzare capitali derivanti da attività illegali, come la criminalità organizzata.

La possibilità di applicare questa voluntary disclosure potrebbe essere interpretata come un condono sui proventi in nero, una sorta di amnistia fiscale. Questa prospettiva ha sollevato non poche controversie, in quanto potrebbe incentivare comportamenti scorretti tra i contribuenti.

Inoltre, secondo alcune fonti, ci potrebbe essere una limitazione sulla quantità di contanti da poter regolarizzare. Ma questa limitazione potrebbe a sua volta creare ulteriori problemi, come la proliferazione di prestanome.

Sanatoria cassette di sicurezza: la posizione del governo

Contrariamente a quanto riportato da alcuni media, il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha però seccamente smentito l’adozione di una voluntary disclosure rivolta ai valori e contanti nelle cassette di sicurezza. Leo ha ribadito la sua posizione contraria a qualsiasi forma di regolarizzazione per contante non dichiarato al Fisco, e ha prontamente chiarito che il governo non sta attualmente considerando una tale misura. Le sue parole sottolineano che non è in corso alcuna iniziativa per introdurre una voluntary disclosure specifica per i patrimoni liquidi.

Tuttavia, questo non è il primo momento in cui si parla di una possibile voluntary disclosure. Secondo alcune fonti giornalistiche, il Corriere in primis, il governo Meloni avrebbe preso in considerazione l’idea per rafforzare la prossima Legge di Bilancio. Si stima che in Italia vi siano circa un milione e mezzo di cassette di sicurezza, con un valore stimato di 150 miliardi di euro. Proposte simili, inoltre, erano state avanzate anche durante il governo Conte I, sotto la guida di Matteo Salvini, che oggi fa parte del governo Meloni.

In quell’occasione, gli esperti del settore, come il presidente dell’Ordine dei Commercialisti, Elbano De Nuccio, sottolinearono che l’introduzione di una simile misura sarebbe stata senza precedenti. Infatti, in passato, tentativi simili di amnistie sui contanti non sono mai stati concretizzati. L’attenzione, come già scritto, si concentra soprattutto sul fatto che l’origine dei contanti potrebbe essere collegata a diverse attività illegali, rendendo la regolarizzazione particolarmente delicata.

Certo è che, vista l’impossibilità di eseguire alcune manovre come promesso in campagna elettorale proprio per la mancanza di fondi, si registra da parte del governo l’urgenza di recuperare liquidità e risorse per varare riforme e misure.