Doping Pogba adesso cosa può succedere? Il primo passaggio è semplice. Il giocatore ha il diritto di chiedere entro sette giorni le controanalisi, il secondo esame sull’altro campione raccolto nel controllo dopo Udinese-Juventus 0-3. Stavolta all’analisi prenderanno parte i periti del giocatore che potranno monitorare sul posto tutte le procedure. L’esame si svolgerà nella stessa struttura dov’è stata effettuata la prima analisi: il laboratorio antidoping di Roma all’Acqua Acetosa. Molto difficile, per non dire impossibile guardando la situazione, che il secondo risultato possa smentire il primo. 

Al tempo stesso, il procedimento vuole che il “non negativo” possa aver diritto a un’ulteriore analisi. A meno che non ammetta un uso “terapeutico” di un prodotto o di una sostanza. Un’ipotesi però molto poco realizzabile da sostenere rispetto al testosterone anche perché non sarebbe stata formulata nessuna domanda di esenzione né prima né dopo (c’è anche la possibilità di una richiesta retroattiva) il controllo.

Pogba, la strategia difensiva

Al momento non ci sono indizi di una chiara strategia difensiva, si intuirà il tutto dopo le controanalisi. La Juventus e Pogba hanno due strade: o rimanere insieme nell’iter istruttorio o scegliere posizioni diverse. Un’assunzione di responsabilità da parte dello staff medico per esempio sull’utilizzo di un prodotto terapeutico usato senza pensare alla controindicazione della sua presenza nelle liste delle sostanze dopanti, attenuerebbe (ma non cancellerebbe) le responsabilità del giocatore.

In questo caso si potrebbe fare rimando a una situazione simile. Nel 2017 l’allora capitano del Benevento, Fabio Lucioni, fu trovato positivo nel 2017 al clostebol metabolita. In quel caso il medico sociale si assunse tutte le responsabilità e fu squalificato per quattro anni, ma il calciatore fu comunque fermato per un anno. 

I casi Lucioni, Joao Pedro e Palomino

Nelle ultime vicende di doping calcistico in serie A, la linea difensiva è stata quella di puntare su un integratore contaminato o del prodotto usato a fini terapeutici. Nel secondo caso, il più recente, il giocatore dell’Atalanta Jose Luis Palomino è stato assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping: la sostanza era sempre quella del Clostebol metabolita, rintracciabile in una pomata cicatrizzante. I giudici hanno creduto al difensore, ora però sulla vicenda c’è ancora pendente il ricorso della procura antidoping.

L’udienza si è svolta al Tas e si è in attesa del verdetto. Un altro caso famoso è quello del trequartista e ai tempi giocatore del Cagliari Joao Pedro, la sua positività nel 2018 (riscontrata in due controlli antidoping) riguardava l’uso di un diuretico. La procura antidoping propose una squalifica di quattro anni, ma il Tna ha creduto alla spiegazione difensiva di un integratore contaminato prescritto in Brasile. Con lo stop che si ridusse a sei mesi.