Auto che rombano a cento all’ora nei centri abitati ci sono sempre state ma la novità degli ultimi mesi è che queste bravate pericolose vengono filmate e trasmesse in diretta Facebook e spesso finiscono in tragedia.
Stamani sul Corriere della Sera l’editorialista Beppe Severgnini propone una ricetta per superare questa triste moda. Sembra semplice ma non lo è perché impone una trasformazione culturale che richiede tempo e pazienza. Scrive che occorre “smettere di idolatrare chi non sa fare niente se non esibirsi sui social. È evidente che la quasi totalità degli influencer non commette reati. Ma l’idea che la fama si possa raggiungere con moine, smorfie e bravate è socialmente deleteria”.
Poi propone di “fornire ai nuovi italiani luoghi e occasioni per passare i giorni di festa e le serate: in molte parti d’Italia ci sono soltanto un bar e la noia. Certe tragedie di gruppo spesso con la complicità di un’automobile, nascono dal vuoto. Dal vuoto dentro, dal vuoto fuori e dal tentativo disperatamente sbagliato di riempirlo”.
I bar ridotti a luoghi di consumo e le sezioni di partito che chiudono
I luoghi di incontro fisico sono diminuiti. Anche i bar sono diventati luoghi di consumo più che di incontro per discussioni e chiacchierate. Anche gli oratori sono meno frequentati e i partiti hanno chiuso le sezioni. Durano fatica a resistere anche le case del popolo strette tra mille pastoie burocratiche; cala la partecipazione nelle associazioni di volontariato. E questi luoghi sono diventati “non luoghi” e lasciano spazio al vuoto che lo riempie chi ha qualche like in più.
Stefano Bisi