Un vero e proprio terremoto ha scosso nelle ultime ore l’ambiente juventino. Paul Pogba è risultato positivo al test antidoping effettuato a margine della partita tra Udinese e Juventus, a cui il francese non ha preso parte. Testosterone, è questa la sostanza rinvenuta nelle urine del calciatore. Lo staff medico bianconero è certo di non aver commesso errori e adesso il club vuole vederci chiaro. L’agente del centrocampista, Rafaele Pimenta, sta già studiando la linea difensiva, ha tre giorni per chiedere le controanalisi. In esclusiva a Tag24, sul caso Pogba abbiamo interpellato il dottor Mario Brozzi, medico sportivo con un passato diviso tra Roma e Milan.

Il caso Pogba, Brozzi (medico sportivo) a Tag24

Una tegola dopo l’altra, ma questa rischia di segnare in maniera definitiva la carriera di Paul Pogba. Il centrocampista della Juventus è risultato positivo al testosterone, sostanza vietata agli atleti, nel corso del test antidoping effettuato lo scorso 20 agosto in occasione della prima giornata di Serie A, contro l’Udinese. La Vecchia Signora non vuole dare giudizi affrettati. Aspetterà il risultato delle controanalisi prima di valutare come muoversi. In caso di positività accertata però potrà chiedere la risoluzione del contratto in essere. Intanto il Tribunale Nazionale Antidoping ha sospeso in via precauzionale il calciatore. In esclusiva a Tag24, sul caso Pogba, è intervenuto il dottor Mario Brozzi.

“Sono davvero perplesso e stupito da questa storia per due motivi. In primo luogo perché mi sembra assurdo che un atleta di questa rilevanza possa trovarsi positivo a una sostanza del genere. E poi perché conosco personalmente i medici della Juventus e la serietà di tutto lo staff sanitario. Nei loro confronti non deve esserci alcun dubbio. Oggi è impensabile che uno sportivo possa fare uso di testosterone – ha spiegato il medico sportivo – e ho difficoltà a trovare un senso logico. Deve esserci una spiegazione, un errore o una leggerezza commessa dal calciatore. Contaminazione? Lo escludo assolutamente perché i sistemi di prelievo antidoping nel nostro Paese è uno dei più avanzati al mondo”.

Lo staff medico bianconero

L’ex medico di Roma e Milan ci tiene però a sottolineare la bontà del lavoro fatto all’interno delle società di Serie A. “Non ho mai visto né pensato che qualcuno potesse utilizzare prodotti vietati nel corso della mia carriera. Specialmente atleti di fama internazionale. Prima si fa chiarezza su questa vicenda – ha tuonato il dottor Brozzi – e meglio è per tutti sotto ogni punto di vista. Immagino bene la pena che sta attraversando lo staff sanitario della Juventus in questo momento. Un calciatore positivo in squadra è l’incubo di ogni medico e di ogni club. Chi frequenta il mondo del calcio conosce perfettamente quelle che sono le preoccupazioni di risultare positivo all’antidoping e questo rappresenta il deterrente maggiore”.

L’integratore acquistato in America

Secondo le prime indiscrezioni riportate dalla Gazzetta dello Sport, Pogba potrebbe aver assunto un integratore, acquistato in America, su consiglio di un medico amico estraneo alla Juventus.

“Se fosse vero sarebbe una leggerezza imperdonabile – ha detto Brozzi –. È una possibilità e sarebbe una spiegazione logica. Mi domando come sia possibile rivolgersi ad esterni quando si ha a disposizione uno staff così preparato e all’avanguardia come quello della Juventus. Sono medici straordinari. Negli Stati Uniti la regolamentazione sui farmaci concessi ai performer è diversa da quella italiana e non richiede l’estrinsecazione sul foglietto illustrativo di tutto ciò che è disperso in ragione inferiore a una percentuale dell’1 o 2%. Vale a dire che tutto ciò che è di una concentrazione inferiore al 2% del prodotto non deve essere riportato nel bugiardino. Ma quella dose basta in Italia per risultare positivo. La metodica è talmente sensibile – ha spiegato l’ex medico del Milan – che anche piccole tracce vengono rilevate. È impensabile fare uso di queste sostanze ed uscire indenni dai test. Di tutti gli errori che Pogba potrebbe aver commesso, i soliti integratori che provengono dall’America è quello più plausibile”.

Cos’è il testosterone

Ma cos’è il testosterone? “È la costante lotta dello sport. Tutto quello che facciamo su ogni atleta – ha spiegato il dottore – l’allenamento in primis, è un condizionamento del testosterone e mira ad aumentarlo in maniera naturale. È lo steroide anabolizzante, rafforza e potenzia il nostro sistema muscolare. Agisce sulla forza, la resistenza e aumenta la prestazione sportiva a 360°. Un conto è produrlo naturalmente, un altro è assumerlo dall’esterno. È strettamente vietata come sostanza – ha proseguito – anche perché può avere implicazioni gravi sulla salute dell’atleta. Può essere causa di tumori della sfera maschile dell’uomo, dal testicolo, alla prostata, fino al fegato. Perché un professionista dovrebbe rischiare di ammalarsi in maniera così grave? È sconcertante. Dispiace perché storie simili non fanno altro che addensare dubbi sul mondo sportivo del nostro Paese. Sono bazzecole, nessun atleta e nessun medico normale potrebbe mai inseguire una procedura di questo tipo” ha concluso il dottor Mario Brozzi.