Dalla sede del Partito Democratico di Roma la segretaria Elly Schelin ha presentato in una conferenza stampa la nuova agenda della sinistra come già aveva promesso nei suoi ultimi interventi pubblici.

La nuova agenda della sinistra: dal digitale a nuove filiere industriali

Per la segretaria è l’occasione per il lancio di un nuovo gruppo di lavoro all’interno del partito per costruire una nuova agenda che unisca l’intera sinistra per un’opposizione più efficace. L’idea di una nuova visione era già stata anticipata dal palco della festa dell’Unità di domenica scorsa.

“Questo governo sta facendo solo passi indietro rispetto alle conquiste sulla regolamentazione degli algoritmi raggiunte dal ministro Orlandi. Il governo Meloni sta tornando indietro”.

Prioritario per la segretaria è soddisfare quella necessità di mettere insieme varie professionalità: “Occorre dare una precisa direzione alle tecnologie assicurando la sostenibilità sia ambientale che sociale, colmare il nostro divario infrastrutturale è importante. Oltre 10 milioni di italiani non sanno usare internet”.

Per la Schlein il successo passa da una formazione base che nel nostro paese è ancora indietro rispetto al resto dell’Europa, “l’Italia investe solo lo 0,5% del pil in ricerca pubblica, la metà di quello che spendono in Europa. La ricerca e la scienza devono essere il motore dell’innovazione tecnologica”.

La nuova agenda è una nuova politica industriale

La segretaria del Partito Democratico ha ribadito come si fondamentale trovare una soluzione alla stagnazione della nostra economia.

“Noi abbiamo il problema di una produttività che per troppo tempo è stata stagnante. Servono politiche industriali che guardino al futuro. Troppo spesso i ricercatori lasciano l’Italia e dobbiamo invertire questa rotta”

Non solo una questione industriale, ma una questione di diritto alla digitalizzazione per tutti, anche perché ha difficoltà per l’accesso ai servizi e la concentrazione dei poteri e delle ricchezze nelle grandi società digitali.

“Dobbiamo ridurre drasticamente il divario di genere nel settore digitale. Digitalizzare la società significa anche sviluppare un nuovo patto sociale tra la pubblica amministrazione, le imprese e la cittadinanza. Altre sfide sono relative alla concentrazione di ricchezza delle grandi piattaforme tecnologiche. Se cinque aziende controllano da sole lo sviluppo dell’economica digitale si pone una questione sul fatto che questo possa funzionare”.

Nuove tecnologie e nuovi diritti per i lavoratori

Sul finire del primo intervento la segretaria ha posto l’attenzione “sui diritti dei lavoratori che lavorano in queste piattaforme. Per i lavoratori accedere ai dati e conoscere gli algoritmi è fondamentale. Ora il governo torna indietro e non è giusto”.

Una battaglia di sistema che passa assolutamente da una concertazione tra gli stati europei e le istituzioni di Bruxelles, per cercare di costruire un nuove decennio digitale più vicino ai cittadini e ai lavoratori.

 “Siamo convinti che le grandi trasformazioni debbano essere guidate dalla politica in senso distributivo. Non si devono aumentare le diseguaglianze. Occorre guidare le trasformazioni senza che i soliti ovvero i più poveri ne subiscano gli effetti. Questa è la sfida della politica: un futuro digitale sostenibile e più inclusivo. L’ambizione di questa comunità democratica è quella di fare di questo, il nostro decennio digitale cogliendo questa sfida europea”.

Il gruppo di lavoro del PD

Il gruppo di lavoro del Pd, sulle politiche digitali e innovazione è coordinato dall’economista del lavoro digitale Annarosa Pesole, ed è composto dai seguenti esperti “indipendenti”.

Inoltre ne fanno parte Fabrizio Barca, ex ministro e fondatore del Forum disuguaglianze e diversità; Francesca Bria, esperta di innovazione e politiche digitali e presidente di CDP Venture Capital; Ciro Cattuto, professore di informatica presso l’Università di Torino. Marco Ciurcina, avvocato e docente a Torino ed esperto in diritto dell’innovazione; Giulio De Petra, esperto di innovazione digitale nelle pubbliche amministrazioni, in rappresentanza del Forum disuguaglianze e diversità;

Oltre a Paolo de Rosa, ex CTO del dipartimento digitale e policy officer per la commissione europea; Raffele Laudani, assessore del Comune di Bologna e responsabile del progetto “Città della conoscenza e memoria democratica”.

Poi Stefania Paolazzi, esperta innovazione presso il Comune di Bologna; Maria Savona, professoressa di economia dell’innovazione presso l’università del Sussex e la Luiss di Roma.