Dal 7 al 10 settembre nelle sale della Fondazione Mastroianni, si è svolta la undicesima edizione della SEA, la Scuola Estiva Arpinate. Vi hanno partecipato 20 borsisti come auditori e 15 docenti di varia formazione, prevalentemente professori universitari e magistrati. Il tema di questa edizione era “La guerra nell’Europa del XXI° secolo”.
Scuola Estiva Arpinate 2023, conclusioni
Cerchiamo di fare un bilancio di quest’iniziativa, a partire dai temi discussi, con il suo curatore, il prof. Enrico Ferri, professore di Filosofia del Diritto all’Unicusano, l’Ateneo promotore di quest’iniziativa.
D. Professor Ferri, ci può tratteggiare un primo bilancio della Scuola Estiva Arpinate, appena conclusa?
R: Mi sembra che tutti gli obiettivi che ci eravamo prefissi sono stati raggiunti. Innanzitutto fornire ai 20 borsisti provenienti da varie regioni d’Italia un’articolata prospettiva sul tema della guerra moderna, a partire dal contesto contemporaneo. Da parte di politologi, filosofi del diritto, giuristi, fisici, magistrati si è parlato delle cause della guerra, di come sia percepita, delle sue conseguenze ed implicazioni. Alle varie sessioni erano presenti anche diversi arpinati, che hanno seguito anche le altre iniziative della SEA, sabato sera, a partire dal concerto del Trio di Nicola Puglielli che si è tenuto nel Parco dell’Hotel Il Cavalier d’Arpino. I media locali e regionali, come la Cronaca de “Il Messaggero”, “Ciociaria Oggi” e Teleuniverso ne hanno dato notizia, oltre ai vari media dell’Unicusano, più volte nel corso dell’iniziativa.
D: Chi è stato presente alla SEA di Arpino ha più strumenti per capire il fenomeno “guerra”? Sarebbe in grado di darne una definizione?
R: La guerra è alterazione di equilibri, dei criteri di valutazione e giudizio. Produce un confronto puramente distruttivo, dove l’altro e l’alterità non sono un valore e non hanno valore. L’altro è “il nemico”, che va messo in grado di non nuocere, che va annientato. La stessa ragione umana diventa puramente strumentale, finalizzata alla distruzione. La capacità analitica si riduce a poca cosa, a partire dal fatto che si preferisce l’opzione della morte a quella della vita. Con delle giustificazioni spesso mistificatorie, sostenendo, ad esempio, che la morte è preferibile se manca la libertà e l’autodeterminazione.
D: Non è vero?
R: In linea di principio sicuramente. Ma poi vediamo che tutte le parti in conflitto dicono di difendere questi valori. Nel Donbass, ad esempio, sono convinti che il loro diritto all’autodeterminazione sia stato conculcato e che stiano combattendo e morendo per difendere la loro libertà.
D: I Russi sono paladini della libertà?
R: Sicuramente della loro, ma pure di quella di tanti altri durante il secondo conflitto mondiale, ad esempio. A Stalingrado tanto i Tedeschi che i Russi erano convinti di combattere per la loro libertà. Chi aveva ragione? I Tedeschi pensavano di combattere per la conquista dello “Spazio vitale”, i Russi per difendersi dall’occupazione nazista. Questo argomento è ancora oggi sentito, al punto che Putin lo ha spesso strumentalmente ripreso. Dal mio punto di vista entrambi combattevano per due dittature, che stanno agli antipodi della libertà.
Rapporto tra guerra ed arte e guerra e fisica
D: Alla SEA si è anche parlato del rapporto fra guerra ed arte e guerra e fisica.
R: Paola Chiarella dell’Università di Catanzaro ha analizzato un quadro di Rubens, “Le conseguenze della guerra”. Rubens visse durante la guerra dei Trent’Anni e la Guerra civile inglese. Vediamo nel quadro un’Europa vestita a lutto, disperata, con le vesti a brandelli. La dea dell’amore, Venere, cerca senza alcun esito di blandire Marte, che personifica la guerra, con una furia scatenata e cieca. La guerra viene descritta come ripudio della ragione e di ogni forma di Humanitas. Tale era e tale è rimasta.
D: In che modo va definito il rapporto fra fisica e guerra?
R: Ne ha parlato Pietro Oliva. Se per fisica intendiamo quella che i Greci chiamavano téchne, che possiamo tradurre con tecnica, ma pure con arte o artificio, cioè come elaborazione della natura, osserviamo come nel corso dei millenni le creazioni dell’ingegno, le elaborazioni della natura, state a volte fattori di progresso e di civilizzazione come di distruzione. Pensiamo ad esempio all’arco, strumento che da lontano veicola la morte, ma impugnato in altro modo e pizzicato produce suoni ed armonie, strumento che è all’origine di tutti gli “strumenti ad arco”, appunto. Ma gli esempi potrebbero essere infiniti, ad esempio con l’uso dell’energia atomica si sono rase al suolo Hiroshima e Nagasaki.
D: Erano presenti anche due magistrati , Giuseppe Cricenti e Giacomo Travaglino.
R: Hanno evidenziato, fra l’altro, i limiti della nostra legislazione in tema di accoglienza dei profughi a causa di conflitti e guerre.
D: Lei ha parlato della guerra e dei limiti della razionalità umana.
R: Ho ricordato uno scritto di Freud del 1915, “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte”, in cui esprime la sua delusione per il fatto che le grandi nazioni europee, simbolo di civiltà, abbiano dovuto ricorrere a mezzi così brutali e distruttivi come la guerra per affrontare le loro controversie. Siamo rimasti ancora a quei livelli, purtroppo.
La festa finale
D: C’è stato anche un momento festoso, una serata di musica e cucina ciociara…
R: Nel parco secolare de “Il Cavalier d’Arpino” ha suonato il Nicola Puglielli Trio, un concerto molto apprezzato, Nicola alla chitarra, con Andrea Pace al sax, Pietro Ciancaglini al contrabbasso e la voce di Chiara Orlando. Un concerto a tema. Poi c’è stata una lezione sul firmamento di Pietro Oliva e una cena con prodotti tipici di Arpino e della Ciociaria.
D: Lei cerca di valorizzare sempre i prodotti della sua terra. Quali soni i più apprezzabili?
R: Far conoscere Arpino e i suoi prodotti è già una forma di valorizzazione.
D: Quali sono sul piano gastronomico le cose che hanno assaggiato sabato sera?
R: La cena è stata preparata dal ristorante de Il Ciclope, con alcuni piatti tipici come le lasagne in bianco e rosse, carni varie e un dolce che fa parte della nostra pasticceria, una torta di pan di Spagna farcita di crema alla vainiglia e al cioccolato, con liquori vari. Una sorta di zuppa inglese. Poi ci sono stati produttori locali come Annamaria Latessa, che ha presentato piatti a base di polli e conigli, di sua produzione. Rielaborazioni di piatti tradizionali molto apprezzati. I presenti hanno anche assaggiato il formaggio al tartufo di Sulpizio, “raccoglitore” di tartufi di San Donato Val Comino. Di ottimo livello i vini presentati, che hanno esaltato anche vitigni autoctoni come il maturano, il lecinaro rosso e il pampanaro . Erano presenti i vini di Luca Federici e dell’azienda Cominium, entrambi produttori anche di oli di qualità, come quello del cultivar “La Marina” che Cominium offre in due pregevoli varianti. Anche Arpino ha un olio di pregio, come quello della cooperativa “Terre di Cicerone”, presente all’iniziativa.
D: Quindi è stata la SEA delle relazioni e dei confronti intellettuali, ma pure della musica, del buon cibo e del buon vino?
R: La SEA, in ogni edizione, ha cercato di offrire formazione, ma anche promozione del territorio e delle sue bellezze. Ad ogni edizione, ad esempio, facciamo visitare agli studenti la splendida acropoli dell’VIII° secolo, con guide d’eccezione, come Saverio Zarrelli, uno dei maggiori conoscitori del sito.