Dati tutt’altro che incoraggianti quelli riguardo la produzione vendemmiale italiana. Quelli presentati oggi, nel consueto appuntamento con le previsioni sulla produzione della ‘Vendemmia 2023’ nel nostro paese, raccontano di una leggera crisi nei numeri
I dati sono stati presentati al ministero dell’agricoltura grazie al lavoro di analisi e raccolta di Assoenologi, Unione italiana Vini e Ismea. Qualche tempo fa anche Coldiretti si era pronunciata negativamente rispetto alle previsioni.
Previsioni in calo per la produzione della vendemmia 2023
Doveva essere presente anche il ministro Lollobrigida ma per impegni istituzionali, assemblea di partito, ha lasciato il compito dei saluti istituzionali al suo capo della segreteria tecnica Sergio Marchi.
“Abbiamo un calo della produzione dovuta a problemi ambientali e di clima, ma la preoccupazione maggiore arriva dalle giacenze molto elevate nei magazzini. Non possiamo non considerare questo un settore trainante e in cui il ministero si sta impegnando molto da un punto di vista della postura politica e di costruzione culturale. Il vino non fa male, la chiave è nel non esagerare”
La situazione non è pari in tutto il territorio nazionale ma il ministero della sovranità alimentare si è impegnato ad attuare non più politiche sussidiarie ma azioni di politica fiscale.+
Da un punto di vista numerico, al nord si è avuto un piccolo aumento (+0,8%) con Veneto e Lombardia a compensare i dati negativi di Piemonte, Friuli ed Emilia Romagna. Al centro, al sud e nelle isole sono previsti cali rilevanti dal 20 al 30% rispetto al 2022 ma con alcuni territori che non hanno sofferto.
Italia a due facce: nord cresce il sud no
Come detto la produzione di uve sembra avere chiare posizioni negative ma non in tutto il territorio nazionale. Come spiegato dal Responsabile Direzione servizi per lo sviluppo rurale presso ISMEA (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) Fabio Del Bravo la crisi è concentrata in alcune zone, specialmente sulla dorsale adriatica con le Marche, l’Abruzzo e il Molise restano le zone più colpite.
Anche in molti territori del sud si è registrato un calo significativo, sicuramente il clima sfavorevole e alcune malattie della vite non hanno aiutato qui territori che eì meno hanno innovato. Proprio chi ha puntato su scienza e innovazione, nonostante gli stessi problemi, registra una resa molto simile allo scorso anno.
“Non possiamo più permetterci 50 milioni di ettolitri di produzione”
Se i dati di produzione parlano dell’Italia come protagonista di una situazione in calo la questione può e deve essere letta, a detta degli esperti, con una prospettiva diversa. Non è tanto la produzione che preoccupa quanto i dati sulla giacenza, “quasi pari ad un’anno di vendemmia”.
L’Italia infatti vede scendere a circa 45 milioni gli ettolitri di produzione, dopo anni in cui si è puntato ai 50. Mentre vede crescere a quasi 49 i milioni in giacenza e invenduti.
Se non avverrà un cambio nel rialzo del valore, i prezzi saranno costretti a scendere a fronte di un aumento nei costi anche per l’allungamento dello stoccaggio.
“Non possiamo più permetterci 50 milioni di ettolitri, dobbiamo razionalizzare la produzione e migliorare il vitigno Italia. Questo calo farà bene alla qualità. Non possiamo competere sulla quantità con i nuovi players in arrivo sul mercato internazionale“, spiega il presidente di “Unione Italiana Vini” Lamberto Frescobaldi.
“Finalmente abbiamo perso questo primato a favore della Francia, era una medaglia di legno, – continua – avevamo si dei volumi maggiori dei francesi ma con un valore sempre più basso. Dobbiamo vedere la cosa da una prospettiva diversa.