Doping nel calcio anni 70/80/90 – Non ha nemmeno giocato ma dopo la prima giornata di campionato quando la sua Juventus usciva dal campo dell’Udinese Arena vittoriosa per 3-0 contro la squadra di Andrea Sottil Paul Pogba veniva sottoposto a controllo antidoping.

Si ha contezza solo da ieri che è risultato positivo al Testosterone, pertanto è già stato destinatario di una sospensione da parte del tribunale antidoping fino alle controanalisi che confermeranno o meno quanto riscontrato nelle prime analisi effettuate sul calciatore.

Già al centro dei dibattiti di opinionisti e tifosi per essere attualmente un giocatore dall’ingaggio altissimo ma sceso in campo in quasi un anno e mezzo due tre mezze volte per via di uno stato fisico deficitario, appena resa pubblica la notizia della sua positività, prima la Juventus con una nota ufficiale fredda “…. La Società si riserva di valutare i prossimi passaggi procedurali” e poi la Pimenta ” …. La cosa certa è che Paul Pogba non ha mai voluto infrangere le regole” hanno parlato al posto suo.

Ma la situazione che sta vivendo oggi Pogba non è la prima nel mondo del calcio, molti casi di doping infatti hanno lasciato a bocca aperta tifosi e appassionati.

Doping nel calcio anni 70/80/90

Il calcio è uno sport nel quale situazioni di Doping in passato si sono succedute e hanno fatto parlare attenzionando le opinioni di giornali e sostenitori arrabbiati quando ci si sono ritrovati giocatori che nessuno si immaginava finissero nei guai.

La storia del Doping nel calcio ci parla soltanto di storie raccontate a posteriori, ma mai uscite fuori con casi accertati.

Per esempio molti ex giocatori che oggi ritagliano il loro tempo nelle vesti di opinionisti dopo anni pubblicamente dissero di aver fatto utilizzo di pillole e sostanze di cui non ne conoscevano la composizione chimica autodefinendosi ignoranti perché effettivamente non sapevano cosa stessero prendendo dietro indicazioni dello loro staff medico.

Ci furono inoltre anche altri ex giocatori che invece confermarono la pesenza all’epoca di sostanze che facevano male attraverso una denuncia informale “presentata” sulle pagine delle proprie autobiografie.

Dunque tanto in campo internazionale che in Italia di casi di doping riferibili agli anni 60/70 ce ne sarebbero a migliaia, tra questi quelli che hanno interessato la nazionale olandese e quella tedesca che all’epoca erano invincinìbili e compivano imprese sportivamente parlando ardue mai confermate veramente e condite anche da smentite che si rifacevano all’utilizzo di vitamine e niente più.

Guardando in Italia, a partire dalla prima metà degli anni 60, attorno alla squadra del Bologna che poi si laureò campione d’Italia si sollevò il primo caso di Doping, caso prontamente rientrato con un ricorso vinto.

Prima ancora del Bologna anche le gesta della grande Inter di Helenio Herrera è stata messa in discussione da casi ombra prima denunciati pubblicamnete poi smentiti per chissà quli motivi.

A rendere noto le famase anfetamine nel caffe fu Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro che in un secondo tempo non accettò il parlare del fratello minore.

Anche attorno all Fiorentina si ricondussero dei casi sospetti di Doping, molti giocatori della Viola tra cui Giorgio Mariani, FerranteMattoliniSaltuttiLombardi, Beatrice Rognoni sono morti giovani, chi di leucemia e chi di altre forme tumorali, persino Giancarlo Antognoni fu colpito da infarto e Giancarlo De Sisti da ascesso frontale al cervello. 

Anche lo zio Bergomi non esitò nel dire che ai tempi in cui giocava faceva uso dietro la somministrazione da parte dei suoi medici neroazzurri dei broncodilatatori, tra questi il famigerato Micoren.

Doping, i calciatori che hanno militato in A

Nel 1991 fu sospeso per la prima volta il Pipe de Oro Diego Armando Maradona, nel 1994 la seconda. Se la prima volta per cocaina, la successiva per efedrina.

L’anno dopo la prima volta di Maradona anche il suo connazionale Caniggia fu squalificato per cocaina. L’attaccante inoltre dopo la pena da scontare non ebbe più una grande carriera.

Angelo Peruzzi nel 1990/91, fu beccato dall’antidoping in stato di positività per effetto della cura fatta con Lipopill, medicinale assunto per evitare degli infortuni muscolari.

Qualche anno più tardi Mark Iuliano, Morris Carrozzieri e Adrian Mutu così come Francesco Falchi e Gionata Bachini decisero di porre fine a due belle carriere per colpa della loro recidiva alla cocaina.

Tra gli Italiani anche Marco Borriello, nel 2006 fu trovato positivo al prednisone e al prednisolone due marabiliti che si ritrovano nel cortisone. Dopo le controanalisi venne fermato per tre mesi.

Anche Abel Xavier il difensore portoghese che ha vestito seppur per poche volte la maglia della Roma nel novembre 2005 fu trovato positivo agli steroidi.

Doping, il nandrolone e le sue vittime

Nei primi anni 2000 uscì fuori una nuova sostanza che fino ad allora non era mai saltata agli orecchi dei più. I primi ad essere stati fermati per doping, dunque per aver assunto nandrolone, steroide anabolizzante del testosterone sono stati Pep Guardiola ai tempi del Brescia ed Edgard Davids.

Successivamente Frank de Boer del Barcellona, Jaap Stam altro difensore olandese che giocava nella Lazio, Cristian Bucchi e Salvatore Monaco giocatori all’epoca del Perugia, Igor Shalimov centrocapista a fine carriera in forza al Napoli, Fernando Couto durante la sua seconda vita al Parma, Nicola Caccia e Stefano Sacchetti del Piacenza e François Gillet del Bari.

Le sostanze più usate

Se negli anni 60/70 le anfetamine erano quelle che venivano comunemente somministrate nel caffè per stimolare il sistema nerovso al fine di dare più energia al corpo, un ventennio presero sopravvento i broncodilatatori per aumentare la capacità polmonare al fine di rendere l’atleta attraverso una migliore respirazione meno affaticato.

Negli anni 90 invece tanto la cocaina quanto l’efedrina erano le sostanze utilizzate da giocatori beccati dalla positività al doping.