Aveva scoperto di avere un grave tumore all’endometrio ma, a causa della sua obesità e di alcuni problemi di salute pregressi, diversi ospedali d’Italia si erano rifiutati di operarla: è la storia di un’infermiera di 47 anni originaria di Benevento, salvata dall’ospedale Pascale di Napoli. Il suo caso ricorda quello del piccolo paziente inglese affetto da una malformazione al cuore, dato per spacciato in Inghilterra e poi operato con successo al Gaslini di Genova. Un caso che perfino il Times, dall’estero, aveva elogiato.

La storia dell’infermiera obesa operata e salvata a Napoli

Stando a quanto riportano i quotidiani locali, per circa un anno la donna – infermiera di professione – avrebbe cercato un ospedale disposto ad operarla, girando tra il Molise, il Lazio e la Lombardia. Quando aveva scoperto di avere un tumore all’endometrio, il suo utero, gonfiatosi per via della massa maligna, aveva già raggiunto i 20 centimetri, arrivando a pesare oltre un chilo e mezzo.

Ciò, aggiungendosi alla sua obesità e ad alcuni problemi di salute pregressi (una sindrome metabolica, una trombosi venosa profonda e un’embolia polmonare bilaterale massiva), aveva portato in molti a rifiutarsi, per paura che l’operazione non andasse a buon fine. In alternativa, le avevano detto, avrebbe potuto sottoporsi ad alcune sedute di radioterapia: sedute che l’avrebbero aiutata a sopportare il dolore, tenendo sotto controllo il tumore, ma non debellandolo.

Poi, dal Pascale di Napoli era arrivata la buona notizia. Con l’aiuto di speciali sistemi di supporto, potendo contare anche nel lavoro congiunto di chirurghi, anestetisti e medici di sala, la donna, di oltre 172 kg, è stata operata. I medici le avrebbero asportato sia l’utero che le ovaie.

Siamo innanzitutto felici che la paziente abbia potuto risolvere il suo problema di salute, e di aver potuto contribuire a questo, come Istituto e come equipe – ha dichiarato il direttore generale della struttura, Attilio Bianchi -. Per il team di Vito Chiantera e, ovviamente, per il Pascale si tratta di un ulteriore successo. Grazie a questa squadra di professionisti nelle competenze specialistiche e nelle sensibilità umane.

Il precedente al Gaslini di Genova

Non è il primo caso del genere salito alla ribalta delle cronache. Qualche mese fa il Gaslini di Genova era stato citato dalla stampa internazionale per l’eccezionale intervento con cui aveva salvato un bambino inglese affetto da una rara malformazione al cuore e da tanti dato per spacciato. L’operazione, eseguita il 17 luglio scorso da un’equipe guidata da Guido Michielon, direttore dell’Unità Complessa di Cardiochirurgia dell’ospedale, era stata una vera e propria sfida.

Oltre che una corsa contro il tempo. E aveva portato, alla fine, a brillanti risultati.

Eravamo abituati al flusso contrario con la classica fuga dei pazienti che andavano all’estero – aveva dichiarato Michelion ai microfoni di Repubblica -. Io stesso in Inghilterra ho eseguito diverse procedure su pazienti italiani con trattamenti particolari che all’epoca non erano disponibili nel nostro Paese. Questa procedura infatti ha un rischio chirurgico molto alto, tanto da rappresentare uno degli interventi a maggior rischio nel settore. Ecco, credo che l’assunzione di rischio e di responsabilità da parte mia e da parte del Gaslini per un paziente che arriva da un altro Paese rappresenti davvero la parte più innovativa di questa vicenda.

Anche se dovrà subire altre operazioni, continuando ad essere sottoposto a monitoraggio, il bimbo, per ora, sta bene. Il caso dell’infermiera operata con successo al Pascale di Napoli lo ricorda, facendo ben sperare sul futuro di una sanità, quella italiana, spesso soggetta ad aspre critiche ma evidentemente capace di difendersi.

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