Opzione Donna è da sempre una misura attesa con ansia dalle lavoratrici italiane. Attraverso questo strumento, molte hanno la possibilità di accedere alla pensione anticipata in base a determinati requisiti anagrafici e di contribuzione. Nel dettaglio, l’attesa cresce attorno alla Manovra 2024, in particolare per le modifiche previste in ambito pensionistico. Tra le principali misure in discussione, spicca proprio Opzione Donna, il beneficio che ha subito cambiamenti sostanziali negli ultimi anni. Ma quali sono le effettive novità in serbo?

Opzione Donna: le caratteristiche attuali

Nella sua versione attuale, Opzione Donna consente alle lavoratrici di accedere anticipatamente alla pensione a 60 anni. Tuttavia, la presenza di figli può ridurre questo requisito a 59 o 58 anni. Tra i beneficiari, troviamo:

  • Caregiver, coloro che assistono familiari in situazioni di particolare bisogno da almeno sei mesi;
  • Lavoratrici con un’invalidità civile attestata al 74%;
  • Impiegate di aziende in crisi o recentemente licenziate.

L’importo della pensione per questi beneficiari viene determinato attraverso il metodo contributivo.

Opzione Donna 2024: le possibili modifiche alla misura

Con la Manovra 2024, il governo sta valutando alcune significative modifiche. La più rilevante? L’eliminazione del requisito dei figli, che potrebbe permettere un anticipo ulteriore del pensionamento a 58 anni per le tre categorie sopra menzionate.

Oltre Opzione Donna: le altre novità pensionistiche

Secondo le recenti dichiarazioni di Claudio Durigon, Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, l’attuale esecutivo ha intenzione di rivedere alcune componenti della Opzione Donna. Durigon ha messo in luce come il passato trattamento di questo beneficio abbia comportato notevoli sacrifici salariali per le lavoratrici, indicando che una riduzione del 30% rappresentava un carico economico eccessivo per molte.

Mentre questa misura continua a dominare le discussioni sulla riforma delle pensioni, altri interventi sono sul tavolo del governo:

  • Quota 103: questo strumento, che permette la pensione con almeno 62 anni di età e 41 di contributi, sembra destinato a una conferma.
  • Estensione dell’Ape sociale: l’esecutivo sta esplorando modi per ampliare questo beneficio, come anticipato dal sottosegretario Claudio Durigon.

Durigon ha anche rilasciano delle dichiarazioni in una intervista a La Stampa, parlando di Quota 41 secca, e confermandola come impegno di legislatura.

Con il passare degli anni anche l’impatto sui conti pubblici si attenua perché il peso del retributivo sugli assegni diventa sempre più marginale rispetto al contributivo.

La priorità va comunque alle categorie vulnerabili, come dimostra la sua affermazione sulle pensioni minime.

Vogliamo trovare le risorse perché l’inflazione ha colpito molto di più i lavoratori e i pensionati poveri. Tuttavia, bisogna ammettere che non solo gli over 75 sono in difficoltà, ma anche gli altri pensionati hanno bisogno di aiuto.

Opzione Donna: declino nell’utilizzo del 2023

La stretta sui requisiti ha comportato una netta diminuzione delle nuove pensioni ottenute grazie a Opzione Donna. I dati Inps evidenziano che nel primo semestre del 2023 le pensioni erogate con questa opzione sono state solo 7.536, una cifra in netto calo rispetto alle 24.559 del 2022. Sorprendentemente, una vasta percentuale di donne che hanno optato per questa soluzione (4.120 donne) riceve meno di mille euro al mese.

Conclusioni

Le modifiche previste per Opzione Donna nella Manovra 2024 sono al centro dell’attenzione di molti. La necessità di bilanciare equità e sostenibilità economica rimane una sfida non indifferente per l’attuale Governo.

Molti attendono la Manovra 2024 per conferme ufficiali sul futuro di Opzione Donna. Si ipotizza che il Governo possa ampliare il numero di beneficiarie, includendo potenzialmente le donne senza figli. Tuttavia, un ritorno ai requisiti precedenti del 2022 sembra improbabile, data la carenza di risorse. L’orientamento generale della Manovra 2024 sembra puntare al sostegno delle categorie più vulnerabili, come suggerito dalle potenziali misure di detassazione previste.