Cos’è l’infertilità secondaria e chi colpisce maggiormente? Si tratta di un disturbo nettamente diverso dall’infertilità primaria. Quest’ultima infatti è l’incapacità di concepire un figlio e viene diagnosticata quando una coppia in relazione da almeno cinque anni ha avuto un certo numero di rapporti sessuali non protetti.

Il periodo per constatare l’infertilità di primo grado in genere è di circa un anno ma può variare in base all’età della coppia. In questo caso l’impossibilità di concepire un figlio può essere imputabile sia all’uomo che alla donna. È invece sempre più frequente l’insorgere di un altro tipo di infertilità, quella secondaria.

Cos’è l’infertilità secondaria: cos’è e quali sono le cause

L’infertilità secondaria è la difficoltà a rimanere incinta o portare a termine una nuova gravidanza dopo una prima nascita.

Si tratta di un problema che colpisce molte donne e può portare anche a complicanze significative anche nel rapporto della coppia. Il disturbo impedisce così all’ovulo di essere correttamente fecondato, dopo che la donna ha già avuto una prima gravidanza senza trattamenti per la fertilità.

La diagnosi di infertilità secondaria arriva dopo che la coppia ha provato di concepire senza successo il secondo figlio per un periodo di 6 mesi, se la donna ha più di 35 anni, 12 mesi in caso alternativo.

Le cause di questo disturbo possono essere molteplici e non si discostano da quelle dell’infertilità primaria, come squilibri ormonali, endometriosi, peso non ottimale, o patologiche congenite al sistema genitale sia femminile che maschile.

Tuttavia può scaturire anche da complicanze o alterazioni del tratto genitale come conseguenza del primo parto, come cicatrici nell’utero dovute a un taglio cesareo o ostruzione delle tube uterine. Non è da escludere poi che un altro consumo di alcool o tabacco possa alterare la biologia dell’organismo e sfavorire il concepimento.

Spesso però è riconducibile al solo avanzare dell’età. Infatti il disturbo colpisce soprattutto i soggetti sopra i 35 anni di età. In Italia, per esempio, l’età media delle madri alla nascita del primo figlio si è notevolmente alzata. Ciò comporta che una possibile seconda gravidanza avverrebbe ad un’età ancora più alta ed è noto che il passare del tempo limita il numero e la qualità sia di ovociti che di spermatozoi, abbassando di molto le probabilità di un secondo concepimento.

I soggetti maggiormente colpiti

I dati diffusi dal più importante organo di controllo sulla sanità pubblica negli Stati Uniti, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), mostrano come il 6% delle donne tra i 15 e i 49 anni ed in relazione fissa abbiano disturbi di rimanere nuovamente incinta dopo un anno di tentativi.

Nel 2022 un gruppo di ricercatori e ricercatrici iraniane ha invece condotto uno studio di ricerca su scala internazionale, mettendo a confronto i dati acquisiti dal Global Burden of Disease (GBD), con l’obiettivo di individuare statisticamente la causa del disturbo. Le informazioni ottenute coprono il periodo dal 1993 al 2017 comprendendo 7 regioni del mondo.

L’elaborazione dei dati ha mostrato come i tassi di infertilità secondaria colpiscono maggiormente le donne rispetto agli uomini. Nei paesi ad alto reddito, come l’Europa, l’indice è poi inferiore rispetto ad altre nazioni, probabilmente perché chi ne risulta affetto può ottenere un livello più specializzato di cure e di trattamenti.

Ripercussioni psicologiche

Secondo Priyanka Ghosh, esperto del settore ed appartenente al centro di fertilità della Columbia University, l’infertilità secondaria può diventare un’esperienza frustrante. Tuttavia oggi la ricerca ha fatto notevoli passi in avanti e molte coppie riescono a superare il problema dopo uno specifico trattamento.

Gli esperti però consigliano di non sottovalutare i primi segnali e di rivolgersi subito a cliniche specializzate.

Il passare del tempo infatti riduce ancora di più le probabilità di risolvere il problema e portare a termine la seconda gravidanza.

I controlli eseguiti per diagnosticare l’infertilità secondaria sono molto simili ai casi di infertilità primaria. Si analizza la storia clinica di entrambi i partner, si eseguono esami ormonali, ecografie, esami delle tube, valutazione della qualità del seme.