C’era da aspettarselo ma fa bene sottolinearlo e se, per ricordarlo, si cita una ricerca scientifica, tanto meglio. Sui giovanissimi che usano troppo e troppo presto lo smartphone si verifica un apprendimento ridotto rispetto alla media e dunque un non elevato rendimento scolastico. A confermarlo è una ricerca condotta da Università Milano Bicocca e Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) sui dati dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi).
Una ricerca di Università Milano Bicocca e Supsi conferma: usare in giovanissima età lo smartphone riduce apprendimento e rendimento scolastico
La ricerca, che ha coinvolto 1672 studenti e le relative prove Invalsi, ha messo a confronto chi ha iniziato a utilizzare lo smartphone prima dei 12 anni, dunque nel passaggio dalla scuola primaria a quella secondaria di primo grado, e chi ha avuto il dispositivo a partire dai 12 anni in su. In particolare, sono state testate le principali ipotesi che parlano di benefici e quelle che invece sostengono l’impatto negativo del “cellulare”. Ebbene, sulla tipologia dei fruitori precoci, non sono stati notati benefici al termine delle scuole medie, nemmeno tra gli studenti più diligenti.
Inoltre, chi faceva largo uso di tv e videogiochi anche prima di cominciare a usare uno smartphone (23,5% della popolazione studentesca) ha manifestato problemi d’apprendimento in Italiano.
Fase centrale dello studio il passaggio dei ragazzi dalla scuola primaria alla secondaria di primo grado
L’uso autonomo dei “media mobili” durante l’infanzia – sintetizza il direttore del Centro Benessere Digitale dell’Università Milano-Bicocca (dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale), Marco Gui – può nuocere in particolare a coloro i quali presentano fragilità preesistenti, in questo caso una ridotta capacità di limitare l’uso degli schermi legata al contesto familiare o a specifiche caratteristiche psicologiche.
Questo studio – commenta il ricercatore Supsi Tiziano Gerosa – è stato il primo in Italia che è andato alla ricerca dell’impatto dello smartphone sui livelli di apprendimento con metodologie più sofisticate.
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