La nuova riforma delle pensioni manca di spina dorsale. L’anello di congiunzione tra le parti sociali e l’Esecutivo ruota sulle risorse finanziarie disponibili per il 2024. In una parola, salta la rivoluzione della previdenza pubblica obbligatoria. Per questo, la prossima legge di Bilancio potrebbe contenere solo misure temporanee: Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale. Eppure, la riforma delle pensioni era molto attesa, l’anno in cui il governo italiano ha rivoluzionato il sistema degli ammortizzatori sociali, ma anche il periodo in cui il governo affronta la delicata partita sul giudizio della Commissione europea sulla Manovra 2024.

Pensioni, al via la nuova riforma 2024

E così, resteranno delusi quelli che speravano nell’introduzione di una misura flessibile anticipata tale da garantire la scelta previdenziale anticipata rispetto alle misure ordinarie. Il governo italiano apre la questione previdenziale proponendo una proroga per la misura Quota 103, ovvero la pensione anticipata Quota 41 ibrida.

Questa misura confermata per il 2024 permetterà di andare in pensione a 62 anni di età e 41 anni di contributi. È previsto un limite al trattamento economico fino al raggiungimento dei 67 anni di età e un assegno pari a 5 volte il trattamento minimo (circa 2.818,65 euro).

I lavoratori che perfezionano i requisiti per l’accesso alla pensione Quota 103 entro il 31 dicembre 2023, senza richiedere il pensionamento, ottengono un incentivo in busta paga. Per il 2024, si presuppone il rinnovo della misura Quota 103.

Cosa cambierà nel 2024 per la pensione Donna?

Opzione donna si è dimostrata da subito un peso per il governo Meloni, e ciò che è emerso è una scarsa considerazione di un’uscita anticipata flessibile sperimentale per le donne. Una misura collegata al calcolo dell’assegno integralmente con il sistema contributivo e, quindi, con una penalizzazione di circa il 30%.

In molti scommettono speranzosi nel ripristino delle condizioni precedenti, mentre altri confidano in un cambiamento radicale della misura nella prossima legge di bilancio. C’è molta attesa sulla misura Opzione donna, a buon vedere, si comprende anche la rassegnazione di quelle che speravano di afferrare al volo l’uscita anticipata, ma hanno mancato la stretta, strettissima, sui requisiti.

Tale stretta è così severa da ridurre l’accesso al trattamento alle sole lavoratrici caregiver o con un’invalidità non inferiore al 74%, o licenziate, o dipendenti da aziende in crisi.

I fatti sono chiari e raccontano di donne che mancano l’uscita anticipata a causa della variazione dei requisiti, ora non più fissati a 58 e 59 anni di età con almeno 35 anni di contributi, maturati entro il 31 dicembre 2022.

Raccontano anche di una rigida riforma che porta a 35 anni di contributi e un’età di 60 anni, con la possibilità di riduzione a 58 anni per licenziate o dipendenti da aziende in crisi, caregiver o invalide con almeno due figli, parametro che sale a 59 anni con un figlio a carico.

Per il 2024, la misura Opzione donna non sarà ripristinata e rischia di non essere rinnovata.

Pensioni al via la nuova riforma con l’anticipo pensionistico Ape sociale

C’è un lungo dibattito sull’anticipo pensionistico Ape Sociale. Molti sperano nell’introduzione di nuove mansioni gravose, mentre altri premono per l’introduzione di un canale privilegiato per le donne escluse da Opzione Donna.

Attualmente, lo strumento permette a coloro che rientrano nei requisiti normativi e nelle diverse condizioni di ottenere un assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia ordinaria, se perfezionati i requisiti entro il 31 dicembre 2023.

L’obiettivo resta quello di garantire un’uscita flessibile, anche se non è una vera pensione, ma piuttosto un’indennità garantita dallo Stato italiano. Giusto il tempo di rinnovare la scadenza per il 2024, e le categorie di lavoratori che rientrano nei profili di tutela, come disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a mansioni gravose, possono richiedere l’accesso al sussidio al compimento di 63 anni d’età e 30, 32, e 36 anni di contributi.

Poi c’è l’aspetto dell’assegno erogato dall’INPS, un sussidio mensile pari alla misura della pensione maturata al momento della domanda, entro un massimo di 1.500 euro senza rivalutazione.

Per il 2024, si presuppone il rinnovo della misura Ape Sociale con l’ampliamento a nuove figure professionali nella nuova riforma delle pensioni 2024

Quota 41 per tutti con l’opzione contributiva

 L’obiettivo della Lega è sfumato; non si aprirà la strada all’introduzione della misura Quota 41 per tutti senza il limite anagrafico. Il trattamento risulta essere troppo costoso, con una stima di 4 miliardi per il primo anno.

Ed è questo il motivo che ha spinto il Carroccio a proporre una Quota 41 vincolata al ricalcolo contributivo dell’assegno. Tuttavia, neanche questa proposta sembra aver aperto un varco per la nuova riforma delle pensioni 2024. Per ora, la misura slitta a tempi finanziari più prosperi.