Sono trascorsi cinquant’anni dall’11 settembre 1973, “l’altro 11 settembre” come più di qualcuno dice da più di vent’anni a questa parte. Come se fossimo costretti a blindare le date, a dare una mandata o forse due nella serratura della memoria e della storia. È trascorso mezzo secolo dal golpe in Cile, che destituì il presidente democraticamente eletto, Salvador Allende, in favore della giunta militare guidata da Augusto Pinochet e sostenuta dagli Stati Uniti d’America. Proprio l’11 settembre 1973, Allende morì suicida con un colpo del kalashnikov che utilizzò per difendersi dall’assedio alla Moneda, la residenza del presidente della repubblica a Santiago messa a ferro e fuoco dall’esercito.
11 settembre 1973: cinquant’anni fa il golpe cileno e la morte di Allende
Marxista, eletto nel novembre del 1970, Allende divenne presto un simbolo. Quel giorno di cinquant’anni fa, il golpe cileno riscrisse infatti per sempre la storia del Paese e dell’America latina. Grande partecipazione anche in Europa, in particolare in Francia e in Italia. Da noi si seguì con coinvolgimento inedito le vicende di ciò che accadeva altrove. E proprio nell’ambasciata italiana a Santiago si rifugiarono un centinaio di oppositori alla giunta militare. Una vicenda tra l’altro narrata nel documentario del 2018 firmato da Nanni Moretti e dal titolo “Santiago, Italia“, premiato l’anno successivo col David di Donatello.
Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.
La frase di Henry Kissinger, oggi centenario, ai tempi Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon, è passata alla storia. Una sorta di sentenza, ragionando sul blocco economico e l’embargo del rame che vennero poi attuati. E ragionando sui timori americani che l’effetto Allende potesse avere sulla sinistra di mezzo mondo. Il Pil cileno, fino al 1970 in crescita, si ritrovò in picchiata. Sebbene Unidad Popular, la coalizione di Allende, nelle elezioni parlamentari del ’73 arrivò a toccare il 43% dei consensi, nulla poté contro la crescita degli oppositori nel Paese. Fino al tentativo di golpe del mese di giugno.
Dopo un tentativo fallito, Pinochet guidò l’assedio decisivo alla Moneda via terra e via aria
L’11 settembre, però, ben altro esito ebbe l’assedio alla Moneda guidato dal generale Pinochet. Da terra le truppe dell’esercito, dal cielo l’attacco dei caccia bombardieri. Allende chiese ai suoi di essere lasciato nel suo ufficio, dove fu poi trovato senza vita.
I giorni che seguirono furono quelli della repressione. Del sangue all’Estadio Nacional de Chile, dove venivano effettuati gli “interrogatori” e dove, tre anni dopo, si sarebbe disputata la finale di Coppa Davis tra Cile e Italia. In un clima di agghiacciante “normalità“.
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