Il governo sta preparando un piano da 14 miliardi di euro per la riforma delle pensioni del 2024, con proroga di un anno della quota 103 e modifiche dell’attuale opzione donna e Ape sociale, oltre alle misure per gli aumenti degli assegni e degli stipendi. Saranno questi i due maggiori ambiti di intervento all’interno della Manovra del prossimo anno che dovrebbe impegnare fino a 27 miliardi di euro, comprendendo anche altre misure come la tassazione agevolata delle tredicesime (forse già da dicembre 2023), la conferma del taglio del cuneo fiscale con sconti sui contributi a carico dei lavoratori dipendenti del 6% e del 7%, e le agevolazioni per la famiglie, con aumenti dell’Assegno unico per i figli e maggiorazioni per le famiglie numerose.

In più, il piano dovrebbe andare incontro alla previdenza futura delle giovani generazioni, con un piano che prevederebbe il recupero dei periodi di mancata contribuzione e il riscatto super agevolato della laurea.

Riforma pensioni 2024, piano da 14 miliardi: quali misure di uscita anticipata si faranno?

Emergono le prime cifre sulla legge di Bilancio del 2024 che il governo di Giorgia Meloni si appresta a varare nel prossimo autunno. Osservati speciali sono i due capitoli di spesa delle pensioni e degli aumenti degli stipendi in busta paga. Per le pensioni, le maggiori novità dovrebbero arrivare dai canali di pensione anticipata attualmente in vigore. Se per la conferma della quota 103 non dovrebbero esserci modifiche (uscita a 62 anni con 41 anni di contributi), le maggiori novità dovrebbero arrivare dall’opzione donna e dall’Ape sociale.

Non considerando la rivalutazione delle pensioni, la cui indicizzazione dovrebbe comportare una spesa a due cifre (in miliardi di euro), tutta la Manovra 2024 dovrebbe avere una portata tra i 25 e i 27 miliardi di euro, dei quali 13-14 dovrebbero bastare per le novità pensionistiche e gli aumenti degli stipendi. Non è detto che alla fine non si possano toccare i 30 miliardi di euro.

Riforma pensioni aumenti assegni, quota 103, opzione donna e Ape sociale

Non ci sarà una nuova misura ponte nella riforma delle pensioni di questo autunno, ma a fare da tramite con una legge più organica sui meccanismi di uscita anticipata che verrà varata nel prossimo anno saranno le vecchie misure, ancora in vigore. Quota 103 non dovrebbe subire variazioni, mentre l’opzione donna dovrebbe liberarsi sia dei paletti (ovvero l’essere state licenziate o dipendenti di aziende in crisi, caregiver o disabili al 74 per cento), sia delle scorciatoie (lo sconto di età da 60 a 59 o 58 anni con uno o due figli avuti).

Con molta probabilità l’opzione donna dovrebbe ritornare ai requisiti in vigore fino allo scorso dicembre 2022, con peso sull’età e sui 35 anni di contributi. L’Anticipo pensionistico sociale (Ape), invece, dovrebbe includere nuove categorie di lavoratori impiegati in mansioni faticose e usuranti. In questo caso, l’assegno di pensione scatterebbe a 63 anni unitamente a 36 anni di contributi.

Riforma pensioni aumenti assegni, indicizzazione 2024: ultime novità

Sarà una spesa a parte l’indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione che l’Istat comunicherà nel tardo autunno prossimo. Nello scorso anno, il tasso di crescita dei prezzi fu pari al 7,3%, quest’anno dovrebbe essere intorno al 6%. Ci sarà da recuperare lo 0,8% del 2023 rispetto al dato definitivo (8,1% del tasso di inflazione), con i relativi arretrati di un anno di pagamenti Inps. Le pensioni minime dovrebbero ricevere gli aumenti dell’inflazione e ulteriori incrementi straordinari, come avvenuto quest’anno.

Taglio del cuneo fiscale per gli aumenti degli stipendi e detassazione tredicesima

Una buona fetta di investimenti della legge di Bilancio 2024 riguarderà gli aumenti degli stipendi, con la conferma degli sconti sui contributi a carico dei lavoratori dipendenti. La misura necessiterà di investimenti in Bilancio per 9 o 10 miliardi di euro, già al netto dell’aumento delle entrate Irpef per via del taglio fiscale. Altri interventi attesi riguardano la detassazione dei premi di produttività, dei fringe benefit e delle tredicesime. Per queste ultime potrebbe essere varato un meccanismo di flat tax che farebbe aumentare la mensilità netta attesa a Natale.