Le città di Venezia, minacciata dall’innalzamento delle acque e dall’overtourism, e Kiev, per i danni causati dall’invasione russa, potrebbero essere dichiarate a rischio nella lista dei siti appartenenti al patrimonio Unesco. Dei 1.157 siti facenti parte del Patrimonio mondiale (di cui 900 culturali, 218 naturali e 39 misti), 55 sono considerati “a rischio” e di altri sei si sta discutendo lo status. La nuova lista sarà definita entro il 25 settembre negli incontri che si terranno in Arabia Saudita. La 45esima sessione del Comitato del patrimonio mondiale si apre oggi a Riyadh e durerà fino al 16 settembre. L’incontro del 2022, previsto in Russia, era saltato a causa della guerra, così negli ultimi due anni si sono accumulate ben 53 richieste di inserimento nelle liste.
L’Unesco potrebbe inserire Venezia e Kiev tra i siti a rischio
I 53 dossier sono stati preventivamente esaminati da esperti che hanno potuto presentare le loro raccomandazioni, sia per la collocazione di beni in pericolo che per l’integrazione di nuovi siti. Tra le “candidate” alla lista dei siti a rischio si trova la fortezza di Diyarbakir, leggermente danneggiata dal terremoto in Turchia quest’inverno. L’Unesco intende iscrivere nel patrimonio mondiale anche i siti di Kiev e Leopoli, a rischio a causa dell’invasione russa e “minacciati di distruzione“.
Tra i siti che aspirano a essere inseriti nel Patrimonio mondiale troviamo Koh Ker, l’effimera capitale Khmer del decimo secolo, a 80 km da Angkor, nel nord della Cambogia. La capitale è nascosta da una fitta foresta e conta sul suo territorio numerosi templi e santuari ormai parzialmente ricoperti dalla vegetazione. La Tunisia ha candidato Djerba, un’isola oggi piuttosto associata al turismo di massa, per il suo “paesaggio culturale, testimonianza dell’occupazione di un territorio insulare“. La Turchia è presente anche con le moschee medievali “con colonne e struttura superiore in legno“. La Francia ha proposto la Maison Carrée de Nimes, un tempio romano risalente al primo secolo a.C. e perfettamente conservato. Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan hanno candidato insieme il corridoio Zeravshan-Karakoum, un tratto di 900 km della Via della Seta che ha attraversato l’Asia dal secondo secolo a.C. al sedicesimo secolo.
Inoltre, alcuni Paesi hanno richiesto l’estensione di siti naturali già censiti. Il Vietnam, ad esempio, lo ha chiesto per la Baia di Ha Long, mentre Azebaijan e Iran per le foreste Hyrcanian, con la loro straordinaria biodiversità. Una novità è rappresentata da tre dossier riguardanti i luoghi della memoria, finora poco rappresentati nel patrimonio mondiale. Il Ruanda ha candidato quattro memoriali commemorativi del genocidio dei tutsi, mentre l’Argentina la Scuola Superiore di Meccanica dell’Esercito (Esma), centro di tortura sotto la dittatura (1976-1983), destinato a diventare museo. Francia e Belgio hanno proposto dei luoghi legati alla Prima Guerra Mondiale.