Ha dichiarato di essersi sentita abbandonata dallo Stato, la moglie di Giuseppe Sorvillo, uno degli operai morti nell’incidente ferroviario di Brandizzo lo scorso 30 agosto. Della tragedia, ha detto, è venuta a conoscenza sui social: nessuno l’avrebbe chiamata, né visitata per mostrarle conforto e solidarietà, a parte il sindaco di Brandizzo, Paolo Bodoni, che da giorni si starebbe facendo in quattro per lei e le famiglie delle altre vittime.

La testimonianza della moglie di uno degli operai morti a Brandizzo

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera la donna si è abbandonata a un lungo sfogo.

Ho saputo dell’incidente e della morte di mio marito su Facebook – ha raccontato -. Ho letto i nomi delle vittime e ho visto quello di Giuseppe. Mi sono sentita abbandonata dallo Stato.

Da giorni è alle prese con la perdita del marito, uno dei cinque operai travolti e uccisi da un convoglio mentre erano impegnati nella manutenzione e sostituzione di alcuni binari in un tratto in cui la circolazione ferroviaria non era ancora stata interrotta. A parte le mamme dei compagni dei suoi figli, una bimba di 9 e un bimbo di 7 anni, nessuno, dice, le ha mostrato solidarietà.

Il sindaco di Brandizzo e l’associazione onlus “Una finestra su Brandizzo” hanno lanciato una raccolta fondi che è già arrivata a 24mila euro.

Ma io non voglio l’elemosina,

dice lei. Come il marito, è sempre stata abituata a farsi in quattro. Lui era arrivato alla Sigifer di Borgo Vercelli appena sei mesi fa, dopo aver lasciato un impiego come commesso nel supermercato “Presto Fresco” di Mazzè. Lavorare di notte gli permetteva, di giorno, di badare ai figli, mentre la moglie era al lavoro come cassiera all’Eurospin. Poi, la tragedia.

Le indagini sulla strage

Per la vicenda sono finiti sotto inchiesta i due superstiti dell’incidente. Si tratta di Antonio Massa, il tecnico di Rete Ferroviaria Italiana che avrebbe dovuto fare da “scorta ditta” agli uomini, avviando i lavori solo dopo l’interruzione; e Andrea Girardin Gibin, colui che, in virtù del suo ruolo di capocantiere, avrebbe dovuto opporsi alla scelta di inviare gli operai sul campo prima del previsto, mettendoli in pericolo. L’ipotesi di reato è di disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale.

Per fare luce su quanto accaduto gli inquirenti stanno passando al vaglio i telefoni cellulari di alcuni degli operai, i tablet dei macchinisti e la scatola nera del treno coinvolto, alla ricerca di indizi che permettano di ricostruire il tutto. Agli atti è intanto finito il video – ripreso dalla più giovane delle vittime, Kevin Laganà, 22 anni – in cui si sentiva Massa pronunciare la fatidica frase:

Se dico ‘treno’ spostatevi da quella parte.

Sapeva (come ha confermato la dirigente movimento di Chivasso che quella sera si teneva in contatto telefonico con lui) che il treno sarebbe passato di lì a poco.

La testimonianza del capocantiere

Nelle scorse ore Gibin ha raccontato gli attimi immediatamente precedenti all’incidente, spiegando di essersi salvato perché un collega gli aveva chiesto di passargli il martello e lui, alzando gli occhi per cercare l’attrezzo, aveva notato il treno arrivare e si era lanciato da un lato.

Dalle testimonianze di alcuni ex dipendenti della ditta è emerso che quella di iniziare a lavorare prima dell’interruzione – ignorando le procedura di sicurezza – fosse una prassi. Il titolare della Sigifer l’ha in parte smentito, affermando che gli operai sarebbero stati pagati in ogni caso, anche se in ritardo. Sarebbero già oltre 200 gli esposti dei lavoratori raccolti dai sindacati.

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