La storia del calcio è pieno di giocatori dall’enorme talento disperso, Felipe Anderson sembrava fra questi ma l’incontro con Sarri gli ha cambiato la carriera e ora festeggia le 100 gare consecutive dal suo ritorno alla Lazio. Lampi del brasiliano si erano visti durante la prima esperienza in biancoceleste ma sempre costellati dalle critiche per una discontinuità atavica dettata dal suo carattere. L’addio alla Serie A per cercare fortune in Premier League con il West Ham e il prestito al Porto sembravano aver fatto perdere le sue tracce, poi il ritorno a Roma. La Lazio prende Sarri che chiede immediatamente il suo vecchio pallino, lo trasforma riconsegnandolo al grande calcio.
Felipe Anderson fa 100 di fila
La piazza laziale si è sempre divisa per lui, c’era chi lo amava per i colpi di genio e chi lo detestava per le troppe pause. La cessione al West Ham mise tutti d’accordo visti i 35 milioni di euro che gli inglesi sborsano e la Lazio allenata da Simone Inzaghi che aveva virato sul 3-5-2. La lontananza però non ha mai sopito l’affetto del giocatore per la squadra capitolina, un pensiero o un post social mai mancato che hanno sempre lasciata accesa una speranza. A giugno 2021 Lotito piazza il colpo ad effetto e chiama Maurizio Sarri sulla panchina biancoceleste.
Il toscano lo punzecchia per una stagione intera, è convinto che possa ancora tirare fuori tutto il suo talento. Il brasiliano è sempre in campo dimostrando di saper ancora illuminare l’Olimpico arrivando a toccare le cento partite consecutive disputate. Una totale rinascita dopo il prestito al Porto dove ormai sembrava essere al tramonto della carriera.
Sono molto felice di questo traguardo e di questa sequenza così lunga. Ci sono tante variabili che influenzano, però nella mia carriera ho avuto poche lesioni, quindi sono grato a Dio per questa cosa e per la mia salute. E sicuramente le cose di base devono essere fatte nel modo giusto: mangiare bene, dormire bene, riposare il più possibile. Tutti questi fattori aiutano a continuare con questa sequenza.
L’anno difficile al Porto mi ha aiutato, mi ha dato la forza. Mi ha fatto vedere quanto io fossi cresciuto mentalmente e come persona. Quando ho avuto la possibilità di tornare qui mi sentivo pronto per superare le difficoltà, sono tornato consapevole che ci fossero tante cose belle da fare. Sapevo che ci sarebbe stata un’opportunità di rilancio, ho sempre lavorato tanto. Tutto il tempo il mio cuore voleva un’opportunità, sapevo che sarei riuscito a tornare ad alti livelli.
Il segreto è che sto dando sempre il massimo, pensando alla prossima partita. Faccio un recupero mentale e di forze, concentro tutto sulla partita e gli allenamenti, come succede adesso. Non allento mai la concentrazione, voglio fare il massimo possibile mettendomi a disposizione del mister
L’anno scorso c’è la consacrazione definitiva trascinando i compagni verso un secondo posto miracoloso giocando anche da centravanti atipico quando Immobile mancava. Emblema della sua metamorfosi è stato il derby di andata della scorsa stagione quando ancora doveva prendere confidenza con il nuovo ruolo ma è bastato un suo mancino a battere Rui Patricio. L’abbraccio con i compagni e soprattutto con Maurizio Sarri che ha saputo toccare le leve giuste per riconsegnare alla Serie A un giocatore di primo livello.
L’ho detto in tante interviste, non lo conoscevo di persona. Però ho visto il bel gioco, ho visto che le sue squadre giocavano con una forma diversa e caratteristiche uniche. Quando ho avuto la possibilità di lavorare con lui mi ha dato una carica in più. Gli piace sempre giocare con il pallone, stare al comando del gioco. Lui è quello che fino adesso mi ha dato più fiducia, crede sempre in me, questo non lo devo dimenticare mai per ripagarlo sempre sul campo.
La partita più bella da quando sono tornato? Il derby. Ho segnato, è stata una serata magica. C’erano tante difficoltà, assenze pesanti, con le voci che giravano intorno. Quella è stata una settimana molto importante