Facendo un estratto contributivo all’Inps, si potrebbe notare se, per un certo periodo di tempo, ci siano contributi non pagati dal datore di lavoro. Bisogna sapere che si tratta di una vera e propria violazione da parte del datore di lavoro che pregiudica i diritti pensionistici di un lavoratore.

Cosa fare quando il datore di lavoro non paga o non ha pagato i contributi? Naturalmente, il lavoratore dovrà prendere provvedimenti al più presto. In che modo? Denunciando l’accaduto all’Ispettorato del Lavoro e facendo una segnalazione all’Inps.

Nel testo vi spiegheremo come fare.

Contributi non pagati dal datore di lavoro, denuncia all’Inps e all’Ispettorato del Lavoro

I contributi previdenziali sono somme di denaro versate dal lavoratore e dal datore di lavoro. Il lavoratore li versa tramite trattenute in busta paga, mentre il datore di lavoro, in percentuale rispetto alla retribuzione imponibile.

Per i lavoratori dipendenti, il datore di lavoro deve denunciare mensilmente i contributi versati all’Inps, tramite l’invio del modello UniEmens. Può capitare che il datore di lavoro non provveda a versare i contributi.

Quando il lavoratore riscontra l’omissione contributiva, la prima cosa da fare è sollecitare bonariamente e in forma scritta il datore di lavoro. Il sollecito scritto può essere redatto autonomamente, ma è possibile farsi assistere anche da un legale o da un sindacato di fiducia.

Solo se il sollecito non sortisce gli effetti desiderati, allora il lavoratore deve attivarsi e denunciare l’accaduto all’Inps e all’Ispettorato del Lavoro. Il lavoratore deve informare l’Inps, il quale, insieme all’Agenzia delle entrate, provvederà ad effettuare una verifica. Accertata l’omissione, emetterà un provvedimento di diffida nei confronti del datore di lavoro o dell’azienda.

La diffida contiene un avviso bonario nel quale si invita l’azienda a regolarizzare la posizione contributiva e pagare le relative sanzioni, entro il termine massimo di tre mesi dalla notifica del provvedimento. Se il debito non viene pagato allora verrà iscritto a ruolo e verrà emessa la cartella esattoriale.

Oltre che all’Inps, la denuncia può essere presentata anche all’Ispettorato del Lavoro, mediante la compilazione dell’apposito modulo.

Contributi non pagati dal datore di lavoro, quali sono le sanzioni

Se il datore di lavoro non versa i contributi previdenziali rischia di essere sanzionato, sia civilmente che penalmente.

La sanzione civilistica consiste nel pagamento di una somma di denaro pari al tasso di interesse di riferimento dell’importo dei contributi non versati, maggiorato di 5,5 punti, per un importo massimo del 40% dei contributi non corrisposti.

Ci sono anche le responsabilità penali e consistono in una sanzione di importo variabile da 10.000 euro a 50.000 euro, per omessi versamenti di importo inferiore a 10.000 euro annui. Per omissioni di importo superiore, la condotta costituisce un reato punito con la reclusione fino a tre anni e una multa fino a 1032 euro.

Quando spetta la rendita vitalizia

Se l’omissione si scopre molti anni dopo, allora la legge prevede l’automaticità delle prestazioni. In questi casi, il lavoratore ha diritto al pagamento di una rendita vitalizia da parte dell’Inps. È necessaria, però, una prova scritta dell’esistenza del rapporto di lavoro subordinato, durante il periodo di omissione contributiva.

La domanda si deve presentare all’Inps, tramite vie telematiche, oppure rivolgendosi ad un ente di Patronato.

Quando vanno in prescrizione i contributi previdenziali

I contributi previdenziali sono somme di denaro pagate mensilmente. Quando si prescrivono? I contributi si prescrivono nel termine di 5 anni dalla loro maturazione.

In caso di denuncia all’Inps oppure all’Ispettorato del Lavoro da parte del lavoratore dipendente, allora il termine di prescrizione si allunga fino a 10 anni.

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