Cos’è il Daspo urbano? Si tratta di una misura introdotta già nel 2017 con il Decreto Minniti nato sulla falsariga del Divieto di accedere alle manifestazioni sportive del 1989 che ha lo scopo di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi.

Dopo la sua introduzione, il Daspo urbano era stato modificato con i Decreti sicurezza del 2018 e del 2020.

Tale provvedimento ha l’obiettivo di punire la condotta di chi ostacola l’accesso e la libera fruizione di specifici luoghi pubblici. Più in generale, persegue vuole contrastare il degrado urbano attraverso l’allontanamento del trasgressore e la sanzione con una pena pecuniaria.

In questo contesto e dopo gli eventi accaduti a Caivano, in provincia di Napoli il consiglio dei Ministri ha infatti approvato il decreto contro la delinquenza minorile che estende l’applicabilità del Daspo urbano anche ai maggiori di 14 anni. Finora infatti questo provvedimento era rivolto solo agli adulti.

Nel comunicato di Palazzo Chigi si legge che il daspo sarà notificato direttamente a chi esercita la responsabilità genitoriale e in seguito comunicato al procuratore.

Secondo il decreto inoltre, il daspo scatterà anche nel caso in cui il soggetto sia trovato in possesso di “sostanze stupefacenti ai fini di spaccio”. In pratica chi verrà trovato con una certa quantità di droga non potrà più accedere o avvicinarsi a locali pubblici, scuole e università.

Un’altra novità all’interno del Decreto Caivano che il divieto di accesso ai locali potrà “essere applicato ai soggetti denunciati, oltre che per i reati contro la persona e il patrimonio, “anche per il reato di porto di arma impropria, quello di violenza o minaccia a un pubblico ufficiale e il reato di resistenza a un pubblico ufficiale”.

Cos’è il Daspo urbano: le sanzioni

Il Daspo Urbano prevede l’allontanamento del soggetto che commette la condotta molesta dai luoghi espressamente indicati dalla normativa. 

In origine, il Decreto Minniti includeva l’allontanamento anche dai luoghi come le stazioni di trasporto pubblico, le autostazioni, le stazioni ferroviarie, le infrastrutture marittime e gli aeroporti. A questi spazi, in un secondo momento sono stati aggiunti gli istituti scolastici e quelli universitari, le aree museali, i siti archeologici, i complessi monumentali, le aree adibite a verde pubblico e, in generale, i luoghi di particolare afflusso turistico.

L’elenco dei luoghi pubblici interessati dal Daspo urbano è stato, poi ampliato dal cosiddetto Decreto sicurezza o Salvini del 20218. Ora vi compaiono anche i presidi sanitari e le zone che ospitano fiere, mercati e spettacoli.

L’allontanamento da questi spazi viene ordinato dall’agente accertatore che, dopo aver indicato le motivazioni di tale provvedimento rivolge l’ordine scritto al trasgressore. La misura ha una durata di 48 ore a decorrere dalla commissione del fatto.

Il destinatario del provvedimento è inoltre tenuto al pagamento di una sanzione amministrativa che può variare da euro 100 a 300 euro. Per l’irrogazione è competente la persona del Sindaco. Nel caso l’ordine di allontanamento venga violato la sanzione amministrativa aumenterà del doppio.

Come funziona per i condannati

Il divieto riguarda i soggetti condannati, anche con sentenza non ancora definitiva, negli ultimi tre anni per vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope. Non possano stazionare nelle immediate vicinanze di scuole, sedi universitarie, locali pubblici o aperti al pubblico o esercizi pubblici che si trovino nei luoghi in cui si sono verificati i fatti oggetto di condanna.

Per chi trasgredisce tale divieto è prevista la pena della reclusione da 6 mesi a 2 anni e una multa da 8.000 a 20.000 euro.

Il ministro dell’Interno Piantedosi in conferenza stampa ha commento l’introduzione del Daspo urbano:

“Il provvedimento interviene per i reati di stupefacenti. Vengono ampliati i luoghi presso i quali si può prevedere questo divieto e viene ampliata la platea dei reati presupposti per l’applicazione di questo provvedimento, includendo anche il caso della semplice detenzione di droga e la possibilità di estendere questo divieto a tutta la provincia se sussistono ragioni di particolare pericolosità del soggetto”.