Esordio da dimenticare per l’Arabia Saudita di Roberto Mancini. La nazionale in maglia verde debutta con il nuovo corso tecnico in un St James Park di Newcastle completamente vuotoe preso d’assalto al suo esterno dagli attivisti dell’associazione Newcastle Fans Against Sportswashing per la tutela dei diritti civili contro il governo di Riad. La Costa Rica alla fine batte gli arabi per tre a uno, arrivato grazie a un maggior cinismo sottoporta da parte degli uomini di Nelson Rivas. La squadra di Mancini domina sul possesso palla, a dimostrazione della nuova identità data dal nuovo allenatore, ma allo stesso tempo pecca nell’ultimo passaggio, oltre che fare grossi buchi in difesa. La Costa Rica, approfitta della debolezza degli arabi ed è molto più fisica e letale sulle palle inattive. Lo dimostra nei primi due gol, arrivati in poco più di mezz’ora, prima al 12’ con Calvo, poi al 32’ con Ugalde.

Il problema attaccante per Mancini

Così come con l’Italia Mancini non riesce a trovare un terminale offensivo davanti per realizzare tutto il gioco prodotto a metà campo. Nel secondo tempo i ritmi si alzano, i sauditi schiacciano gli avversari e la riaprono al 68’ su angolo con Al Bulayhi: testata precisa verso il centro della porta e Navas battuto. Da lì comincia quasi un’altra partita, con l’Arabia che preme sull’acceleratore e la Costa Rica che si difende con le unghie.

Mancini non si fida della panchina e fa solo due cambi: alla fine il gol del pareggio non arriva, anzi, arriva la beffa con la rete di Leal per il tre a uno della Costa Rica. Per Mancini la sconfitta brucia, anche perché la sua nazionale era data per favorita dai pronostici. Il compito di Mancini non sarà facile visto che l’Arabia Saudita arriva da quattro sconfitte in amichevoli consecutive, non un buon segnale in vista dell’inizio delle qualificazioni ai prossimi mondiali a Novembre e alla Coppa d’Asia di Gennaio 2024.

La difesa di Donadoni

Dopo le polemiche sulla scelta di allenare l’Arabia Saudita, l’ex ct della nazionale italiana Roberto Donadoni ha deciso di difendere Mancini:“Dei tempi e dei modi si può discutere. Ma penso che di fronte a certe cifre dire di no sarebbe difficile per tutti, anche per chi oggi lo critica”. Anche perchè i tempi cambiano, così come la capacità di investire.

Lo sa perfettamente Donadoni, che il calcio arabo l’ha conosciuto nel ’99 all’Al- Itthiad (dove vinse un campionato e un Coppa del Re), quando ancora i petrodollari non facevano la differenza. Ma nonostante tutto Donadoni ha un bel ricordo di quell’avventura, consapevole che questo consumismo sportivo non può portare ad un progetto a lungo termine: “Fa effetto tutto questo. Io ho ricordi bellissimi, fu un’esperienza totale di cultura e vita. L’Arabia oggi spinge per crescere in fretta, ma per dare continuità occorre partire dalle basi. Non dalla punta della piramide”.