A ormai tre mesi dalla scomparsa della piccola Kata a Firenze le indagini potrebbero finalmente essere vicine ad una svolta. Per non lasciare nulla di intentato, gli inquirenti che lavorano al caso della bambina avrebbero infatti deciso di inoltrare una richiesta di rogatoria al Perù per ascoltare tredici persone potenzialmente informate dei fatti. L’obiettivo è passare al vaglio la pista dello scambio di persona.

Scomparsa di Kata a Firenze, chiesta la rogatoria al Perù: saranno ascoltate 13 persone

Tra i detenuti che saranno ascoltati dalle autorità italiane comparirebbero anche uno zio paterno di Kata, detenuto in Perù, e un trafficante di droga peruviano che, fino all’aprile del 2022, viveva a Firenze e che, secondo coloro che indagano sulla scomparsa della bambina, potrebbe essere coinvolto nella vicenda. Sembra infatti che l’uomo fosse stato denunciato perché trovato in possesso di ingenti quantità di marijuana.

L’ipotesi è che il rapimento avesse come bersaglio la figlia della donna che, all’epoca dei fatti, abitava con lui: sequestrarla sarebbe stato un modo per vendicarsi del fatto che non avesse mai pagato ciò che doveva a chi gli aveva ceduto la droga poi finita sotto sequestro da parte della polizia.

Sembra tutt’altro che una coincidenza, infatti, il fatto che la donna e la piccola (della stessa età di Kata) si fossero da poco trasferite proprio in una delle stanze dell’ex hotel Astor, l’edificio occupato abusivamente dove anche la famiglia di Kata viveva e dove la bimba è stata avvistata per l’ultima volta il 10 giugno scorso. Dietro al suo rapimento potrebbe celarsi, in pratica, uno scambio di persona. Era stato il papà a metterlo in luce per primo.

Poi, qualche settimana fa, era girata la voce che il nonno di Kata avesse chiamato l’uomo dal Perù per avvisarli del fatto che la piccola – rapita per errore – si trovasse in Sudamerica. Voce smentita dagli avvocati che sostengono i suoi genitori, ma dietro cui potrebbe celarsi – almeno in parte – la verità.

Il racket degli affitti

Nel frattempo, nell’ambito di un’indagine parallela riguardante il racket degli affitti dell’ex hotel, lo zio materno di Kata, a cui la piccola era stata affidata il giorno della scomparsa, è finito in carcere insieme ad altre due persone. Sono accusate di aver preso parte a una violenta aggressione consumatasi poche settimane prima che la bambina scomparisse nel nulla: quella orchestrata ai danni di una famiglia di origine ecuadoregna per scacciarla dallo stabile, finita con il grave ferimento di un uomo. Una vicenda che non si esclude possa avere a che fare con quella del rapimento.

I presunti testimoni

Ciò che è certo, secondo i legali che assistono la mamma e il papà della bambina, è che qualcuno deve aver visto qualcosa. In un’intervista rilasciata in esclusiva a Tag24, l’avvocato Filippo Zanasi aveva parlato di almeno tre testimoni, tre persone che all’interno dello stabile sapevano e gestivano tutto, rimaste in silenzio per paura di subire delle ripercussioni.

A loro, nell’ultimo appello lanciato in diretta tv, la mamma di Kata si era rivolta quando aveva detto:

Qualcuno che era lì dentro sa qualcosa. Non è possibile che mia figlia sia sparita così nel nulla. La scomparsa è avvenuta in pieno giorno: qualcuno deve aver visto qualcosa.

La speranza dei genitori

La sua speranza è che sia ancora viva. E che presto possa tornare a riabbracciarla. Era stata lei, rincasando dal lavoro, ad accorgersi dell’assenza della figlia, denunciandone la scomparsa. Da allora non fa che chiedere a chiunque sappia qualcosa di inviarle un segnale, facendole sapere almeno come sta la sua bambina.

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