Si cercano nuovi indizi a proposito della strage di Brandizzo: i telefoni di due operai morti nell’incidente ferroviario saranno presto sottoposti all’esame della Procura di Ivrea. I tecnici si concentreranno, nelle prossime ore, sui cellulari di due vittime. L’obiettivo rimane sempre lo stesso: cercare di fare luce su quanto accaduto e ricostruire tutti i dettagli della tragedia.
Strage Brandizzo, telefoni di due operai al vaglio degli esperti
I professionisti e gli esperti del settore studieranno così il contenuto dei cellulari di due delle cinque vittime dell’incidente ferroviario di Brandizzo, avvenuto alle 23.49 di mercoledì 30 agosto 2023. In particolare gli smartphone che verranno analizzati dei membri della Procura che si sta occupando del caso saranno quelli che appartenevano a Giuseppe Aversa, operaio di 49 anni, e Giuseppe Lombardo, di 52.
Ma non è finita qui. Tra i materiali che sono stati sequestrati per il fascicolo attualmente seguito dalle pm Giulia Nicodemi e Valentina Bossi di Ivrea ci sono anche altri apparecchi elettronici. Stiamo parlando nello specifico del tablet del macchinista, Marcello Pugliese, 52 anni, e del 29enne Francesco Gioffrè. Quest’ultimo che si trovava con lui nella cabina di guida quando il convoglio ha investito, travolto e ucciso sul colpo i cinque lavoratori.
Al vaglio anche le scatole nere del treno
Oltre ai telefoni cellulari di due delle cinque vittime della tragedia e ai due tablet, la Procura di Ivrea è pronta ad analizzare anche le scatole nere del convoglio. Sono due in tutto. Proprio da queste potrebbero emergere dei dati molto importanti.
Lo scopo di tali ulteriori analisi è quello di avere un quadro più chiaro della situazione. Si vuole anche assicurare giustizia alle famiglie delle vittime. Ciò vuol dire che gli inquirenti sono al lavoro per stabilire anche le responsabilità di quanto successo quella tragica notte del 30 agosto scorso.
Per studiare tutto il materiale la Procura nominerà uno o più consulenti tecnici. Agli accertamenti potranno prendere parte anche gli indagati. Questi ultimi al momento risultano essere due. Il tecnico specializzato di Rfi Antonio Massa, 48 anni, e il 53enne caposquadra della Sigifer (la società per la quale lavoravano gli operai morti) Andrea Girardin Gibin.
Cos’è successo a Brandizzo?
Al momento sono ancora tanti i dubbi che rimangono da sciogliere riguardo alla strage di Brandizzo. Poco prima della mezzanotte, la sera di mercoledì 30 agosto 2023, un convoglio che viaggiava a 160 km/h ha preso in pieno e ucciso cinque operai che stavano facendo servizio di manutenzione e sostituzione binari.
Michael Zanera, 34 anni, Giuseppe Sorvillo, 43 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Aversa, 49 anni e Kevin Laganà, 22 anni hanno perso la vita in un attimo. Questi uomini lavoravano tutti per un’azienda di Borgo Vercelli, la Sigifer.
A sopravvivere per miracolo alla tragedia sono state due persone. L’addetto di Rfi Antonio Massa, 47enne e Andrea Girardin Gibin, 52 anni e caposquadra della società. Questi due al momento risultano essere indagati in relazione a quanto successo quella notte. La Procura contesta a entrambi i reati di omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale. Ma cosa vuol dire?
Secondo quanto emerso per il momento dalle indagini, non è da escludere la possibilità che i due abbiano agito con consapevolezza del pericolo. Di fondamentale importanza per la ricostruzione dei fatti è stato un video girato da Kevin, il più giovane delle vittime, poco prima del disastro.
Nel filmato ci sono i lavoratori intenti a rimuovere il materiale sotto i binari. Poi c’è Antonio Massa, in sottofondo, che dice:
Ragazzi se vi dico ‘treno’ andate da quella parte. Quando faccio un fischio spostatevi di lato.
Proprio queste parole sembrano dimostrare che l’uomo fosse perfettamente a conoscenza del rischio che stavano correndo tutti e sette i lavoratori in quel momento. Pare inoltre che non fosse stato dato ufficialmente l’ordine di procedere con i lavori, come emerge da alcune telefonate effettuate intorno alle 23.
Forse infatti Antonio Massa, che aveva accompagnato la squadra della Sigifer, avrebbe autorizzato le operazioni senza aver ottenuto prima il via libera dalla sala di controllo. La sua posizione, insomma, si aggrava sempre di più. Sono comunque in corso le indagini.