Don Patrizio Coppola, noto anche come Padre Joystick è un sacerdote irpino noto per la sua passione per i videogiochi. In un’esclusiva di Antonio Preziosi per Tag24.it abbiamo parlato con il cappellano del Decreto Caivano, e del futuro dei giovani di tutta Italia.

Il decreto Caivano, prende il nome dal comune di Caivano in Campania, luogo in cui si è verificata una violenza su due minori. Si tratta di un decreto legge creato dal governo italiano per contrastare l’enorme aumento del disagio giovanile, della povertà educativa e della criminalità minorile.

Le nuove regole sui reati minorili prevedono, tra le altre cose, il Daspo urbano per i 14enni e la possibilità di carcere per i minori di 18 anni che commettono reati. Inoltre, il decreto prevede la confisca dei cellulari ai minori che commettono reati e una multa per i genitori. Il governo Meloni ha già approvato il decreto.

Decreto Caivano, Don Patrizio Coppola: “L’istruzione per combattere la criminalità infantile”

Tutte le più grandi innovazioni nascono grazie a due importanti alleati: creatività e un’incrollabile fede nella propria idea. E Don Patrizio Coppola, ha applicato al meglio questo concetto, fondando una tra le prime Università dei videogiochi in Italia, lo IUDAV, dove è possibile diventare un Game Designer altamente formato ed entrare da professionista formato nel settore videoludico. Antonio Preziosi per Tag24 ha intervistato Don Patrizio Coppola in merito al Decreto Caivano, ecco cosa ne pensa:

Don Patrizio, cosa si può fare per contrastare la criminalità giovanile?

Per contrastare la criminalità infantile, c’è bisogno innanzitutto che vadano a scuola, e che non prendano a riferimento alcune realtà come Gomorra. Io contesto con tutto me stesso Gomorra, perché i ragazzi – la maggior parte – sono empatici, e come tali vogliono avere un modello e seguirlo. In questo caso quei ragazzi che già vivono un disagio, prendono ad esempio questi personaggi di Gomorra e vogliono fare anche loro i boss. Ma non è così che si aiutano i giovani o si gestisce una situazione di degrado, c’è bisogno che ognuno faccia la sua parte, e la parte possiamo farla anche insieme. Perché se noi educhiamo i ragazzi ad andare a scuola, e li formiamo per le esigenze del mondo del lavoro, risolveremmo in parte la situazione della criminalità e il problema della disoccupazione di quelle zone.

Cosane pensa del Decreto Caivano, è favorevole a pene più severe nei confronti dei giovani?

È un decreto che contiene al suo interno dei punti oscuri, non risolve totalmente il problema di Caivano, lo può fare soltanto in parte. Quel problema si risolverà nel momento in cui tutti insieme: scuola, famiglia e chiesa, riescono a parlare una sola lingua e parlare tra loro e fare in mondo che questi ragazzi più che avere pene, siano inculcati ad essi dei valori essenziali. Innanzitutto c’è bisogno dell’aiuto della famiglia e della scuola, e il problema maggiore è che non vanno nemmeno a scuola. quando manca questo, manca il futuro a questi ragazzi, In quel caso subentra la criminalità e la criminalità fa di loro uomini atroci, criminali, senza accorgersene perché diventano uno strumento in mano a questi signori della criminalità. Ben venga il decreto ma c’è bisogno di educazione e di genitori che portino i figli a scuola, come fa la stessa preside di Caivano, perché quello che fa, non fa altro che aiutare. Noi dobbiamo sostenere tutto questo, anche la Chiesa non può solo predicare, bisogna chinarsi per capire ciò che vogliono sapere i ragazzi. A me ha fatto impressione un video di Tik Tok dove dei ragazzi dicevano che la Meloni doveva parlare con loro e non solo con le istituzioni. I ragazzi forse vogliono essere ascoltati, e noi non vogliamo ascoltarli.

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