In tema di riforma delle pensioni per il 2024, ci si chiede cosa cambia con le ultime novità che arrivano dal governo di conferma per il prossimo anno di quota 103 e di abbandono della quota 41 per tutti, misura cavallo di battaglia della Lega di Matteo Salvini. I fondi della prossima Manovra economica del governo sono limitati e non potranno bastare per fare tutto. Il governo punta essenzialmente su due capito: il primo è quello del lavoro, e da questo dipendono gli aumenti degli stipendi con il taglio del cuneo fiscale; il secondo è la conferma (con qualche novità) degli strumenti di uscita previdenziale anticipata, ma il capitolo di spesa più consistente riguarderà l’indicizzazione degli assegni di pensione all’inflazione.
Le novità attese in tema di riforma degli strumenti di uscita anticipata dal lavoro riguardano, quindi, l’opzione donna e l’Ape sociale. In entrambi i casi, le nuove aperture ad anticipare la pensione dovrebbero riguardare chi svolge dei lavori gravosi e faticosi. Tre misure, insieme a quota 103, che dovrebbero consentire livelli di spesa contenuta per dirottare le risorse verso il sostegno agli stipendi dei lavoratori alle dipendenze (pubblici e privati) e l’adeguamento dei cedolini di chi è già andato in pensione e degli assegni minimi.
Riforma pensioni 2024, cosa cambia con la conferma di quota 103 e l’abbandono di quota 41 per tutti?
Novità sono attese in tema di riforma delle pensioni dalla legge di Bilancio 2024 ma bisognerà fare i conti con risorse limitate. Sembrerebbe naufragare – anche per quest’anno – l’ipotesi di introdurre la quota 41 per tutti, misura svuotata dei paletti dell’attuale normativa che ne riduce drasticamente gli aventi diritto ad agganciare questo strumento previdenziale.
Il cavallo di battaglia di Matteo Salvini sembrerebbe non trovare consensi nella maggioranza di governo nemmeno nella versione “light”, ammesso che gli interessati accettino una decurtazione della propria pensione futura perché ricalcolata con il meccanismo contributivo. Chi proviene dal sistema misto o, addirittura, retributivo, dovrebbe fare una scelta molto simile alle lavoratrici che si vedono ricalcolare la propria pensione con il sistema contributivo in caso di uscita con opzione donna.
Riforma pensioni cosa cambia per opzione donna 2024?
Proprio l’opzione donna è la misura che necessità delle maggiori rettifiche in tema pensione anticipata. Lo strumento prorogato per il 2023 si avvia a diventare un vero e proprio flop e, nel prossimo anno, non potrà essere riproposto nella stessa maniera. La ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Marina Elvira Calderone, sta lavorando per correggere i paletti dell’attuale versione prorogata di opzione donna.
Dovrebbero essere eliminati i requisiti in comune con l’Ape sociale (l’essere disoccupate, caregiver o con disabilità al 74% almeno), per ripristinare vecchi parametri di età e contributi. Ma, sembrerebbe, non sarebbero riproponibili i 58 anni (delle lavoratrici dipendenti) e i 59 anni (delle autonome), unitamente a 35 anni di contributi, che erano in vigore fino al 31 dicembre 2022.
Qualcosa il governo dovrà farlo per evitare che, in primis le lavoratrici nate negli anni 1964 e 1965, diventino delle “esodate dell’opzione donna”.
Pensione anticipata lavori gravosi, le novità in arrivo
C’è la possibilità che il vero trait d’union di opzione donna e Ape sociale diventi il requisito dei lavori gravosi e faticosi. Ciò consentirebbe al governo di poter intervenire sulle pensioni con misure ben indirizzate a specifiche categorie di lavoratori. E, dunque, di controllare anche la spesa pubblica con stime che renderebbero agevole il calcolo di quanti, potenzialmente, potrebbero andare in pensione prima con uno strumento di uscita anticipata dai contorni ben marcati.
L’ultima volta che un governo ha allargato il numero delle categorie dei lavoratori impiegati in mansioni gravose è stata per opera di Mario Draghi. Le categorie delle mansioni gravose attualmente sono 23 e, all’interno di ciascuna di essere, figurano lavori specifici da individuare per mezzo dei codici Ateco dell’Istat. Intervenire, aumentarne il numero e fissare quale requisito di uscita anticipata (con l’Ape sociale o un’altra misura), consentirebbe di puntellare le pensioni senza dover sottoporre il bilancio dello Stato a un’uscita proibitiva come quota 41.
Credo che come me ,milioni di Italiani siano stanchi di ascoltare sempre le solite promesse fatte in campo elettorale e poi puntualmente non essere mantenute!!!!
Occorre che chi promette e poi non mantiene perché bleffa x prendere consensi prendendo di fatto in giro le persone, debbano rimettere di propria tasca !!! Il popolo é sovrano nn dobbiamo mai dimenticarlo…la storia ce lo insegna!!! Dobbiamo svegliarci!!!!