Cos’è il Vibrio vulnificus? Sale l’allarmismo negli Stati Uniti dove questo batterio ha provocato il decesso di tre persone. I casi da infezione nel frattempo si stanno moltiplicando.
Cos’è il Vibrio vulnificus: le caratteristiche del batterio
Il Vibrio vulnificus è un batterio che infetta prevalentemente i molluschi e aggredisce anche ferite aperte esposte all’acqua di mare contaminata. I recenti casi registrati negli Stati Uniti hanno volgarmente attribuito a questo batterio il soprannome di “mangiacarne”.
Il motivo è legato alle conseguenze della sua infezione. Infatti quando il Vibrio vulnificus attacca lesioni già presenti nella cute può portare alla necrosi del tessuto.
Il termine infatti è usato in modo improprio, dato che questa tipologia di agenti batterici non si nutre del tessuto, ne causa solo la distruzione e la decomposizione mediante il rilascio di tossine.
L’infezione dovuta a questo tipo di batterio è classificata con un elevato tasso di mortalità. Si parla del 25% nel caso in cui vengano attaccate ferite, mentre la percentuale aumenta fino al 50% in caso di sepsi.
Il Vibrio vulnificus può aggredire l’uomo anche per via indiretta. Il batterio infatti contamina facilmente i molluschi come vongole, cozze e ostriche. Il consumo di questi frutti di mare ormai infetti trasferisce il batterio all’organismo umano. Poiché il batterio non resiste alle alte temperature, il vettore più diffuso sono le ostriche il cui consumo è esclusivamente crudo.
In questo caso il batterio ingerito avrà modo di infettare l’organismo dall’interno e portare a conseguenze distruttive agli organi interni.
I sintomi e i trattamenti
Gli episodi registrati negli Stati Uniti tuttavia si riferiscono al contagio per via diretta con esposizione di ferite pregresse alla cute, prevalentemente agli arti. I soggetti, tre dei quali hanno perso la vita, avevano infatti fatto il bagno nelle acque contaminate dal Vibrio vulnificus.
In questo caso il batterio ha attaccato l’organismo umano “entrando” dalle lesioni già presenti. I sintomi partono da evidente arrossamento e gonfione alla cute, ma possono portare in breve tempo alla necrosi del tessuto.
Se non contrastata in tempo, l’infezione infatti causa la sepsi, vale a dire la distruzione dell’organo cutaneo e la potenziale mortalità.
Proprio per la forte aggressività di questo batterio occorre arginare l’infezione in maniera tempestiva. Nella maggior parte dei casi il trattamento necessario ricorre ad una terapia antibiotica che debelli il batterio dall’organismo.
Solo una volta estirpato il Vibrio vulnificus, si può porre rimedio alle lesioni subite. Nelle circostanze più favorevoli la cute riesce a guarire pur mostrando i segni dell’aggressione. Nei casi peggiori invece in cui il batterio ha però intaccato ormai l’organo cutaneo e si è formata necrosi sarà necessaria l’amputazione dell’arto compromesso.
Proliferazione del batterio, arriverà anche in Italia?
Analizzando il periodo dal 1988 al 2018 le statistiche riportano come le infezioni provocate dal Vibrio vulnificus siano aumentate di 8 volte negli stati orientali degli Usa.
I recenti episodi mortali hanno poi aumentato l’allarme: i dati diffusi a livello mondiale dai Centers for Disease Control and Prevention parlano di 150-200 casi annui, un quinto dei quali mortali.
Secondo gli esperti, la crescita delle aggressioni sarebbe dovuta al riscaldamento delle acque marine conseguente ai cambiamenti climatici. L’aumento della temperatura dell’acqua infatti favorirebbe il proliferare di questo batterio.
Se negli anni passati le infezioni erano localizzate soprattutto negli stati meridionali affacciati sul Golfo del Messico, oggi non sono rari i casi anche negli stati più a Nord. La stima è che il batterio si stia appropriando dei mari settentrionali con una velocità di 48 km all’anno.
Per il momento non ci sono allarmismi invece in Italia e in tutta Europa. Tuttavia il notevole aumento delle temperature registrato anche nel Mar Mediterraneo porterebbe a livello ottimale le condizioni di crescita e sviluppo del Vibrio vulnificus anche nelle nostre zone.