Sebbene in molti la dimentichino, altri la ignorino volutamente, altri ancora non sappiano nemmeno cosa rappresenti, l’8 settembre resta data fondamentale nella nostra storia. Quest’anno specialmente, visto che ricorrono gli 80 anni dall’8 settembre 1943, il giorno dell’Armistizio.
Oggi, 8 settembre, si ricorda l’armistizio firmato nel 1943 con gli anglo-americani
In realtà, la firma dell’armistizio di Cassibile, Siracusa, con l’Italia da una parte e gli anglo-americani dall’altra, risale al 3 settembre. In rappresentanza dell’Italia, c’è il generale Giuseppe Castellano, per gli Alleati il generale Walter Bedell Smith. È un momento di svolta per la Seconda guerra mondiale.
Il maresciallo Pietro Badoglio, a capo del governo dal 25 luglio ’43, prende però tempo prima dell’annuncio ufficiale. Appunto fino all’8, e non sono certo cinque giorni facili per l’Italia, ancora interessata dai bombardamenti alleati.
L’8 settembre 1943, alle 19.40, ai microfoni Eiar arriva il proclama di Badoglio
L’8, finalmente, la svolta. Alle 18.30, il proclama via Radio Algeri del generale Eisenhower, mentre il presidente americano Roosevelt annuncia in patria “una grande vittoria”. Alle 19.40, dai microfoni dell’Eiar (che nel 1944 diverrà Radio Audizioni Italiane e nel 1954 Rai – Radiotelevisione italiana), l’intervento di Badoglio. Questo:
Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.
Mussolini fugge grazie ai tedeschi, scappa anche il re e c’è un equivoco di fondo…
In quei giorni, Mussolini si trovava prigioniero a Campo Imperatore. Solo il 12 settembre, i tedeschi lo libereranno per portarlo a Monaco di Baviera. Nella notte tra l’8 e il 9 settembre sono già fuggiti il re Vittorio Emanuele III, la regina Elena e il figlio Umberto. In realtà, il proclama di Badoglio è stato tutto fuorché esaustivo ed è caotica soprattutto l’organizzazione dell’esercito, spiazzato dalla notizia e dall’equivoco di fondo: la guerra, infatti, non è ancora finita.
Nel frattempo, le truppe di terra anglo-americane sono sbarcate a Salerno. Al Nord ci sono i tedeschi che, attraverso l’operazione “Asse”, vogliono mantenere ciò che resta del proprio controllo sull’Italia. Resistenza partigiana permettendo…
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