Niente messa alla prova, come avevano chiesto i loro avvocati: per i tre minorenni accusati di tentato omicidio per la bici lanciata dai Murazzi a Torino si apriranno le porte del carcere. Le pene vanno dai 6 ai 9 anni: meno, quindi, di quelle chieste dalla procuratrice capo dei minori Emma Avezzù, che avrebbe voluto condanne tra i 9 e i 14 anni. A causa della loro "bravata" rimase gravemente ferito uno studente di origine parlemitana. Tuttora è ricoverato.
I fatti risalgono allo scorso 21 gennaio. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, i tre minorenni, insieme a due maggiorenni che saranno processati con rito ordinario, avrebbero lanciato una bicicletta elettrica dalla balconata del lungo Po, all'altezza dei Murazzi, una zona della movida torinese, colpendo alla testa Mauro Glorioso, studente palermitano di 23 anni.
Il giudice che ne chiese il rinvio a giudizio immediato nella sua ordinanza scrisse che
Ieri, 7 settembre, al termine del processo con rito abbreviato a loro carico, sono stati condannati rispettivamente a nove anni e 9 mesi, nove anni e 4 mesi e 6 anni e 8 mesi di carcere per tentato omicidio. La Procura dei minori di Torino aveva chiesto di riconoscergli pene maggiori. I loro avvocati, invece, avevano chiesto la "messa alla prova", un istituto del diritto minorile che permette ai giovani accusati di reati anche gravi di evitare il processo e affrontare un percorso di rieducazione e reinserimento sociale, in virtù del fatto che non siano ancora pienamente "capaci di intendere e di volere", dal punto di vista legale.
Le motivazioni della sentenza dovranno essere depositate entro 90 giorni.
Mentre per loro si aprono le porte del carcere, Mauro Glorioso è ancora ricoverato in ospedale a causa delle gravi ferite riportate.
ha dichiarato Giuseppe Glorioso, padre della vittima, assistito dagli avvocati Simona Grabbi e Alessandro Argento. E ha aggiunto:
Per questo ritiene che le pene siano equilibrate. Era ciò che sperava anche il fratello di Mauro che, qualche giorno fa, sui social aveva pubblicato un post in cui chiedeva che fosse fatta giustizia.
Non sono dello stesso avviso i legali che assistono i tre minorenni condannati.
ha commentato a caldo l'avvocato Domenico Peila. Gli ha fatto eco il collega Michele Iannello, difensore del ragazzo che ha ottenuto la pena più severa, dichiarando:
Per capire se questa possibilità gli sarà o meno accordata bisognerà aspettare.
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