I filmati catturati dalle telecamere di sorveglianza installate nei pressi dello stabile in cui Rossella Nappini è stata uccisa a coltellate, al Trionfale di Roma, incastrerebbero il suo presunto killer. Adil Harrati, 45 anni, di origine marocchina, era già stato rintracciato e arrestato dagli inquirenti all’alba del 5 settembre scorso. Oggi nei suoi confronti si terrà l’udienza di convalida del fermo. Intanto i colleghi della vittima hanno organizzato una fiaccolata commemorativa davanti all’ospedale San Filippo Neri.
Omicidio di Rossella Nappini a Roma, oggi l’udienza di convalida del fermo di Harrati
I video, finiti agli atti delle indagini riguardanti l’omicidio dell’infermiera 52enne, riprendono Harrati lungo il tragitto che separa l’abitazione in cui era in affitto (in nero) a Torrevecchia e quella in cui la vittima viveva insieme alla madre 80enne e ai suoi due figli. I fatti risalgono al pomeriggio del 4 settembre. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo, munito di un coltello, avrebbe atteso nell’androne del palazzo che Nappini rincasasse dal supermercato per aggredirla.
Le avrebbe sferrato almeno 20 coltellate, all’addome e alle braccia, mentre lei cercava di difendersi, urlando e chiedendo aiuto. È accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Davanti al gip che oggi ne convaliderà il fermo probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere. Da quando è stato arrestato, infatti, non ha mai parlato, mostrandosi particolarmente provato dalla detenzione. Nel carcere di Regina Coeli è tenuto in isolamento e controllato a vista, anche per scongiurare il rischio che possa mettere in atto gesti di autolesionismo.
La ricostruzione del possibile movente
A Roma Harrati si trovava (irregolarmente) dal 2020. Lavorava come operaio e robivecchi, vendendo oggetti usati ai mercatini. Ma alle spalle aveva anche diversi precedenti per rapina e reati contro il patrimonio. Nappini l’aveva conosciuto nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione che avevano interessato l’appartamento di famiglia.
Poi, ad aprile, i due avevano iniziato a frequentarsi. Fin quando lei non aveva deciso di troncare la breve relazione. Intervistato dal Messaggero, il cognato ha negato che tra i due ci fossero rapporti sentimentali (come invece altri, tra cui l’ex compagno della donna, hanno confermato).
Sabato sera siamo stati a cena insieme, non ha detto o fatto riferimento ad alcun problema – ha dichiarato -. Se fosse stata preoccupata da un rapporto o da un uomo che la perseguitava, ad esempio, ce ne saremmo accorti.
Forse non poteva immaginare che il 45enne avrebbe potuto compiere un gesto simile o forse, semplicemente, non voleva parlarne, per riservatezza. Chi indaga ipotizza che dietro all’omicidio si nasconda un movente di tipo economico piuttosto che amoroso. Harrati, per esempio, potrebbe averle chiesto dei soldi che lei si sarebbe rifiutata di dargli (sembra che poco prima del delitto si fossero recati al bancomat). Oppure il 45enne potrebbe aver insistito per trasferirsi a casa sua, incontrando l’opposizione della madre anziana.
La fiaccolata in memoria della vittima
I colleghi di Rossella, che lavorava al San Filippo Neri, hanno deciso intanto di organizzare una fiaccolata commemorativa. Si terrà oggi, 7 settembre, dalle ore 20. E servirà anche ad accendere i riflettori sull’aumento del numero di femminicidi.
Non possiamo limitarci alle scarpette rosse o ai nastri – spiega Marco Sereni, responsabile del blocco operatorio di cui la vittima faceva parte, alla giornalista Simona Berterame -. Occorre fare qualcosa che davvero possa cambiare le cose. Lavoro qui da 36 anni, conoscevo Rossella, ho studiato tre anni con sua sorella Monica. Con lei, come con gli altri del San Filippo Neri, siamo una grande famiglia: siamo tutti in lutto per lei.
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