A Venezia 80, la versione 2023 della Mostra d’Arte cinematografica, è di scena oggi in concorso “Io capitano” di Matteo Garrone, il film scritto dallo stesso 54enne autore romano con Massimo Ceccherini, Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri.
A Venezia 80 arriva “Io Capitano” di Matteo Garrone, la storia di due ragazzi senegalesi che sognano di raggiungere l’Europa
Io Capitano di Matteo Garrone scatena gli applausi della stampa al Festival di Venezia, un’apoteosi che sa di candidatura all’Oscar per un film coraggioso nelle tematiche e nella messa in scena. Il regista di “Gomorra” mette in scena una macchina perfetta, trascinando lo spettatore in un viaggio che lo lascia straziato e ricolmo di domande. Le stesse che potrà farsi un essere umano guardando i vari telegiornali, perché la vera storia di questi viaggi è sconosciuta ai più. C’è tanta incoscienza e follia, la stessa che Garrone ha messo in campo in questo progetto così ambizioso.
Seydou e Moussa sono come Pinocchio e Lucignolo che vivono una fiaba, ma dentro nel viaggio si trovano ad affrontare un male e un’oscurità che non ritenevano possibile. Garrone è un capitano che ci invita a vivere un’esperienza asfissiante, che ci porta a tifare idealmente per i due giovani portando per la prima volta a raccontare i viaggi e non gli arrivi dei telegiornali. Il tema tanto caro per i poeti greci rivive nel senso più pieno della sua epicità. Quello che sorprende è lo straordinario lavoro registico di Garrone sia nella fase iniziale in Senegal e nel deserto, ma anche nella ricostruzione della Libia. Un lavoro certosino che non può non trovare plauso e approvazione. Siamo davanti per distacco al miglior film italiano del concorso, pur essendo la lingua in realtà lo Wolof del paese africano. Un atto di coraggio anche la distribuzione di Rai cinema in lingua originale, la prima in assoluto che permetterà di carpire la verità artistica data dai ragazzi. L’incontro con il cineasta, con Mamadou Kassie vero sopravvissuto al viaggio della speranza e con i due giovani interpreti Seydou Sarr e Moustapha Fall è stato ricco di significato senza mai sfociare nella polemica istituzionale.
Volevo raccontare una sorta di “controcampo” rispetto a ciò che siamo abituati a vedere. Da decenni vediamo barconi sul Mediterraneo. A volte gli occupanti di questi vengono salvati, altre volte no. E allora c’è la conta dei morti. Si guardano i numeri, senza pensare che dietro di essi ci siano persone, famiglie, sogni e desideri. L’idea era appunto quella di puntare la macchina da presa dall’Africa all’Europa, viverla da un punto di vista inedito. Dal deserto, ai campi di detenzione in Libia e poi alla prima parte del viaggio in mare.
Garrone: “Io racconto storie, non mi occupo di politica”
Dall’Africa all’Europa. E molte volte senza purtroppo raggiungere la meta sperata. Quasi un duello tragico con il destino, che vede un’età media piuttosto bassa.
C’è una forma di emigrazione di cui si parla meno – conferma Garrone – Il 70% della popolazione africana è composta da giovani e, tra loro, c’è chi è disposto a rischiare la vita per passare da una povertà, seppure dignitosa, per coronare un sogno e aiutare la propria famiglia rimasta in Africa.
In conferenza stampa, Garrone ha ribadito spesso il concetto di avere vicende da narrare. Di non voler dare giudizi morali né politici.
Purtroppo di mestiere faccio il regista e racconto le storie. Di quelle posso parlare perché le ho vissute attraverso gli sguardi dei ragazzi che lavorano con me. Non ho approfondito l’aspetto politico legato all’Unione europea o parlare di quello che potrebbero fare o meno. Non parlo di cose che non conosco in maniera approfondita.
Leggi anche: La morte di Giuliano Montaldo, da Venezia il ricordo di Alberto Barbera e Roberto Cicutto | VIDEO ESCLUSIVA e Covid, Ilaria Capua premiata al Women in Cinema a Venezia tiene alta la guardia sul Covid: “C’è ancora e ci vuole prudenza” | VIDEO.