Negli ultimi tempi, il settore sanitario italiano ha osservato un interessante fenomeno migratorio professionale. Non solo i calciatori, ma anche medici e infermieri stanno optando per il trasferimento all’estero, e in particolare in Paesi che li pagano di più: non serve guardare a Occidente. La destinazione prediletta ora è l’Oriente, anzi, per essere più specifici il Medio Oriente. Un numero crescente di medici e personale infermieristico sta infatti prendendo in considerazione l’idea di trasferirsi nei prosperi Paesi del Golfo. Queste nazioni comprendono Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Oman, Bahrain e Kuwait.
Medici e infermieri in Arabia Saudita e Medio Oriente: perché
Ci sono diverse ragioni dietro questa tendenza. Alcune delle motivazioni più evidenti (e plausibili) includono:
- Remunerazioni competitive: i Paesi del Golfo offrono stipendi decisamente competitivi rispetto a quelli dell’Italia. Medici e infermieri possono aspettarsi stipendi che variano dai 3.000 ai 20.000 dollari al mese.
- Benefit attraenti: oltre agli stipendi, i professionisti possono usufruire di una serie di benefit come alloggi gratuiti, inserimento scolastico per i loro figli, vantaggi fiscali e procedure burocratiche semplificate.
- Fascino culturale: la richiamante cultura del Medio Oriente, insieme all’influenza di personalità sportive di alto profilo che si sono trasferite in questi Paesi, come Cristiano Ronaldo e Neymar, ha probabilmente contribuito a pitturare una immagine affascinante di queste nazioni, o quantomeno a pubblicizzarla, celando spesso i punti più oscuri e noti comunque a tutti.
L’espansione sanitaria nei Paesi del Golfo e la situazione attuale in Italia
Il Medio Oriente ha registrato un notevole aumento della popolazione e un conseguente processo di invecchiamento. Per far fronte a queste sfide demografiche, nazioni come l’Arabia Saudita hanno deciso di investire massicciamente nel settore sanitario, destinando circa il 10% del loro PIL a servizi sanitari e infrastrutture ospedaliere. Questi investimenti hanno portato alla creazione di ospedali e cliniche di ultima generazione, attrattivi per medici e personale sanitario di tutto il mondo.
Entrando più nel dettaglio, l’Arabia Saudita, di fronte alle mutate condizioni demografiche e all’aumento dell’età media dei suoi cittadini, prevede una domanda crescente nel settore sanitario. Entro il 2030, il paese si aspetta di avere un bisogno impellente di 44.000 medici e 88.000 infermieri. Considerando che attualmente il 90% del personale sanitario proviene dall’estero, l’assunzione di professionisti provenienti da paesi con una formazione medica di alto livello, come l’Italia, diventa strategica.
Medici e infermieri italiani in Arabia Saudita: il rapporto tra domanda e offerta
Nei mesi recenti, oltre 500 professionisti del settore sanitario italiano hanno manifestato interesse a trasferirsi nei Paesi del Golfo. Questo dato mostra un incremento del 40% rispetto ai periodi precedenti. L’Associazione dei medici di origine straniera in Italia (Amsi) e l’Unione medica euro mediterranea (Umem) hanno delineato ulteriormente la situazione, rivelando che tra questi, 250 sono medici specialisti, 150 sono infermieri e il resto comprende medici generici, fisioterapisti e altri specialisti.
Foad Aodi, presidente dell’Amsi, ha evidenziato il potenziale equilibrio tra domanda e offerta nel mercato del lavoro sanitario tra Italia e Medio Oriente. Secondo Aodi, mentre alcuni professionisti sono attratti principalmente dagli aspetti economici, molti cercano anche una migliore qualità della vita e condizioni di lavoro favorevoli.
Medici e infermieri in Arabia Saudita, ma in Italia manca il personale
Questa nuova tendenza presenta anche sfide e criticità per l’Italia. Con un numero crescente di professionisti del settore sanitario che considerano l’opzione di trasferirsi all’estero, l’Italia potrebbe affrontare una carenza in alcuni settori del sistema sanitario nazionale.
L’Associazione medici stranieri in Italia ha evidenziato che questa tendenza è stata monitorata per 8 anni e che le prospettive non sono rassicuranti.
Il 2022 ha visto un’ondata significativa di dimissioni nel settore sanitario italiano. Regioni come Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Veneto hanno registrato le dimissioni di 1.530 operatori sanitari, in gran parte infermieri. Questo non è solo attribuibile alla pensione, ma anche alle condizioni di lavoro sfavorevoli e agli stipendi non competitivi. Un fenomeno correlato è la migrazione interna, con professionisti che si spostano dal Nord al Sud dell’Italia, in cerca di una vita più sostenibile.
Effettivamente, la carenza sopra citata è già in atto, considerando il numero di professionisti del comparto sanitario che ha deciso di lasciare l’Italia per altri Paesi dove non solo guadagna di più, ma vanta anche riconoscimenti professionali più rapidi.
Quali sono le figure professionali mediche più richieste in Arabia Saudita
Il panorama delle specializzazioni mediche richieste in Arabia Saudita è variegato. Tra le figure professionali più ricercate, ci sono dermatologi, chirurghi generali, ortopedici, gastroenterologi, ginecologi, pediatri, oculisti, specialisti in emergenza e urgenza, chirurghi plastici, otorinolaringoiatri e odontoiatri. Parallelamente, vi è una crescente domanda di infermieri specializzati, fisioterapisti, farmacisti e dietisti. Per quanto riguarda le retribuzioni, i medici possono aspettarsi compensi che variano tra i 14.000 e i 20.000 dollari al mese, mentre per gli infermieri, gli stipendi oscillano tra i 3.000 e i 6.000 dollari.
Oltre il guadagno
In Italia, la Sanità pubblica sta attraversando un periodo difficile. Molte figure professionali, scontente delle condizioni lavorative e degli stipendi non competitivi, esplorano nuove opportunità sia nel settore privato sia all’estero. L’Arabia Saudita emerge come destinazione attrattiva, offrendo un ingresso più veloce e meno burocratico rispetto alle procedure italiane. I requisiti variano in base alla professione: per esempio, gli infermieri dovrebbero avere almeno due anni di esperienza, i medici specialisti tre anni, e i medici generici cinque anni.