Il G20 è alle porte: il summit dei potenti è previsto per il 9 e 10 settembre 2023 in India. Oggi 6 settembre gli animalisti del gruppo PETA hanno affisso uno striscione raffigurante Pamela Anderson all’aeroporto di New Delhi portando all’attenzione il problema del riscaldamento globale.

Perché gli attivisti di PETA hanno protestato all’aeroporto di New Delhi per il G20

Si terrà in India l’appuntamento del 2023 con il G20, il summit dei potenti della terra, previsto per il 9 e 10 settembre. Al centro del dibattito dei leader ci sarà come di consueto il problema dell’emergenza climatica. In segno di protesta oggi 6 settembre 2023, gli attivisti del movimento animalista PETA hanno deciso di recarsi all’aeroporto di New Delhi per appendere uno striscione raffigurante l’attrice americana Pamela Anderson.

Alcuni membri dell’organizzazione animalista People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) hanno compiuto questo gesto per allertare i leader del G20 sull’urgenza del collasso climatico. Nello striscione compariva un’immagine di Pamela Anderson vestita solo di una t-shirt bianca con sopra scritto “very hot”. Il messaggio degli animalisti rivolto al G20 è molto chiaro: biasimano l’industria della carne per il cambiamento climatico e invitano i leader con un’altra scritta a “diventare vegani”. Lo striscione è stato rimosso dagli agenti di sicurezza dell’aeroporto Indira Gandhi di New Delhi, prima dell’arrivo dei leader.

G20 in India il 9 e 10 settembre 2023, ecco quali sono le polemiche

Il 9 e il 10 settembre l’India ospiterà la diciottesima edizione del G20. Parteciperanno all’incontro anche 8 Stati non membri, invitati dal Paese ospitante, più quelli permanenti. L’India ha deciso quest’anno di non invitare l’Ucraina, aggiungendo che la Russia invece era stata chiamata, nonostante gli appelli contrari del gruppo. Questo ha dato il via alla prima polemica, anche se ogni anno il Paese ospitante ha la facoltà di scegliere quali nazioni non invitare.

L’altra polemica deriva dalla scelta dell’India di cambiare nome in Bharat negli inviti per il G20, termine indù che compariva in antichi testi in sanscrito. La notizia ha scatenato subito diverse congetture da parte dell’opinione pubblica: il primo pensiero è stato quello che il paese volesse eliminare il retaggio colonialista che porta con sé il nome India, scelto dall’impero britannico.

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