In tema di riforma delle pensioni, c’è da registrare il deciso cambio di prospettive di misure come opzione donna e lavori considerati gravosi, probabilmente nel biennio 2024 e 2025. Le novità dovrebbero essere messe nero su bianco nella legge di Bilancio autunnale. Insieme alle due uscite anticipate, dovrebbe arrivare la conferma di quota 103, il meccanismo che consente di uscire a 62 anni di età unitamente a 41 anni di contributi, mentre la quota 41 integrale (per tutti e senza paletti), dovrebbe essere rimandata alle prossime Manovre di fine anno.

Molta attenzione è posta dal ministero del Lavoro di Marina Elvira Calderone alle uscite con opzione donna. La sottrazione di circa 20mila lavoratrici alle pensioni anticipate con questa misura, dettate dalla differenza dei prepensionamenti del 2022 e quelli del 2023, impone delle riflessioni di riforma, anche se – con tutta probabilità – non si ritornerà ai requisiti standard che erano rimasti in vigore fino alla proroga del 31 dicembre 2022.

Riforma pensioni, ultime novità su opzione donna e lavori gravosi nel 2024 e 2025

Sta di fatto che molte delle novità su opzione donna arriveranno nella legge di Bilancio 2024 e detteranno la riforma della misura che dovrebbe scrollarsi i requisiti comuni con l’Ape sociale. A tal proposito, per i prepensionamenti dal 1° gennaio 2023, le lavoratrici hanno dovuto fare i conti con criteri di disoccupazione, carichi di cura (per coniugi e familiari conviventi) e situazioni di inabilità. Tutto ciò non ha fatto altro che restringere la platea delle lavoratrici in uscita quest’anno a pochissime migliaia di beneficiarie.

Probabilmente, nella legge di Bilancio 2024 non saranno ripristinati integralmente i criteri in vigore fino al 31 dicembre scorso, ovvero l’età di 58 anni (per le dipendenti) o di 59 anni (per le autonome) unitamente ai 35 anni di contributi (che dovrebbero rimanere la costante) per andare in pensione prima. Molto dipenderà dagli studi dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale, l’organismo interno del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che, oltre a verificare i costi della previdenza, dovrà consegnare al governo proposte di riforma delle pensioni con misure di uscita anticipata appropriate alla situazione previdenziale attuale e dei conti pubblici.

Riforma pensioni opzione donna gravosi, quali opportunità di uscita anticipata nel 2024?

Il prossimo tavolo sulle pensioni al ministero del Lavoro si terrà il prossimo 18 settembre, ragione per la quale è da ritenersi che il lavoro dell’Osservatorio sulla spesa previdenziale possa essere consegnato al governo intorno al 20 settembre, in vista della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef).

È probabile che il governo possa giocarsi una carta importante relativa ai prepensionamenti di chi sia impiegato in mansioni gravose e usuranti. E che una fetta delle lavoratrici in attesa di uscita con opzione donna (danneggiate soprattutto quelle nate negli anni 1964 e 1965), possa riparare in misure alternative in base alla propria mansione svolta.

Nuove categorie gravosi, come individuare il proprio lavoro per la pensione anticipata?

L’ultima volta che il governo ha ritoccato la misura di uscita dei lavoratori usuranti è stato con Mario Draghi all’inizio del 2022, quando altre categorie di contribuenti si sono uniti alla lista dei gravosi. In tutto, le categorie di impiegati in lavori faticosi sono 23, all’interno delle quali sono inseriti varie mansioni. Diventa indispensabile verificare se si rientri in una delle categorie per fare domanda di pensione anticipata con l’Ape sociale.

A tal proposito si ricorda che, per l’esatta individuazione della propria mansione, è necessario utilizzare i codici Ateco relativi alle professioni. Detti codici, costituiti da numeri, individuano il settore della propria attività passando da categorie sintetiche a gruppi sempre più analitici in corrispondenza di sequenze sempre più complete. In base all’attuale normativa relativa all’Ape sociale, chi è impiegato in mansioni faticose può accedere alla pensione anticipata a 63 anni di età, unitamente a 36 anni di contributi (32 per alcune specifiche categorie, come gli impiegati nel settore edile).