È un testamento, secondo il fratello di Kevin Laganà, il filmato girato dal 22enne – il più giovane degli operai morti nell’incidente ferroviario di Brandizzo – qualche attimo prima della strage. Diffuso ieri dal Tg1, il video, finito agli atti delle indagini condotte dalla Procura di Ivrea per fare luce sull’accaduto, mostra Antonio Massa, il tecnico di Rfi incaricato di dare il via ai lavori dopo lo stop alla circolazione ferroviaria, mentre spiega ai lavoratori come fare in caso di arrivo di un treno. Stando ai testimoni, non aveva ancora ricevuto il nulla osta per l’avvio delle operazioni.
Incidente ferroviario di Brandizzo: le parole del fratello di Kevin Laganà, il più giovane degli operai morti
L’uomo risulta ora indagato per disastro ferroviario e omicidio plurimo con dolo eventuale insieme al capocantiere della Sigifer di Borgo Vercelli Andrea Girardin Gibin, sopravvissuto all’incidente per miracolo: è accusato di non aver rispettato le procedure di sicurezza previste in casi del genere, assumendosi il rischio (da qui l’ipotesi del dolo) di inviare gli operai sui binari in mancanza della necessaria comunicazione dell’avvenuta interruzione della linea.
Gibin, invece, è accusato di non essersi opposto alle decisioni del primo: i cinque lavoratori travolti e uccisi da un convoglio erano stati lasciati sotto la sua supervisione. Entrambi compaiono in un video girato pochi attimi prima della strage da Kevin Laganà, la più giovane delle vittime. Era stato salvato dal ragazzo su Instagram, ma mai pubblicato.
Un parente che era in possesso della password del suo profilo vi si è imbattuto, rendendolo noto. Il fratello e collega di lavoro Antonino sostiene ora che
Quel video ha il valore di un testamento. È come se mio fratello abbia voluto farsi giustizia da sé,
ha detto al Corriere della Sera. Nelle prossime ore dovrebbe essere ascoltato dagli inquirenti. Sarà chiamato a spiegare se quanto accaduto lo scorso 30 agosto – e cioè il fatto che gli operai stessero lavorando ben prima del previsto – fosse una prassi oppure un’eccezione. Ha già fatto sapere di voler raccontare tutta la verità.
I dubbi sulla specializzazione degli operai
Un ex dipendente della Sigifer ha detto che si trattava di una consuetudine, un modo per velocizzare i lavori ed evitare che l’azienda dovesse pagare delle penali. Azienda che è ora sotto osservazione anche per un altro motivo: sembra che quattro dei cinque operai impiegati nella manutenzione e sostituzione delle rotaie alla stazione di Brandizzo, vicino Torino, non fossero in possesso della specializzazione richiesta dal lavoro.
E che fossero operai comuni, come la maggior parte dei dipendenti della ditta.
Vuol dire che hanno il livello più basso, invece sono chiamati a svolgere mansioni per cui non si può essere operai comuni,
ha spiegato a La Stampa Claudio Papa, segretario generale della Feneal Uil Torino, che insieme ad altre sigle sindacali ha organizzato lo sciopero di lunedì scorso a Vercelli. Un modo per farsi sentire, dopo l’ennesimo incidente mortale consumatosi sul lavoro, e per far riflettere sui diritti di cui tanti lavoratori sono privati, come quello alla sicurezza.
Lo dimostra bene, il caso di Brandizzo. La Procura di Ivrea sta ora cercando di capire chi e quali responsabilità abbia. Ciò che è certo è che la tragedia poteva essere evitata ed è stata frutto anche di errori umani.
Se dico ‘treno’ spostatevi da quella parte,
diceva Massa nel breve video girato da Laganà. Invece il treno nessuno lo aveva visto arrivare e in cinque, alla fine, hanno perso la vita.
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