Enea è il secondo film da regista di Pietro Castellitto, che torna a Venezia dopo il successo de I Predatori con cui vinse il premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Orizzonti tre anni fa. Noi lo abbiamo visto in anteprima ed incontrato l’autore insieme al cast.

Enea film di Pietro Castellitto, la recensione dal Festival di Venezia

Il giovane talento del cinema italiano si dimostra ambizioso nella sceneggiatura di un film che è una sorta di gangster movie, oltre che un dramma famigliare volto a raccontare l’elilarietá della borghesia. Nel cast al suo fianco papà Sergio Castellitto, ma anche il fratello più giovane Cesare. Un racconto in cui Pietro mette tutto se stesso e in cui mostra di saper giostrare anche con la camera da presa, oltre che con la sceneggiatura qui più matura rispetto all’esordio. La Roma Nord che mette in scena sembra uno scenario in perenne guerra, dove tra i salotti bene si nascondono scenari oscuri. La quantità di sottotrame, dalla sentimentale allo spaccio fino ad arrivare al difficile rapporto familiare è così ricca che sembra quasi sopraffare lo spettatore. 

Pietro Castellitto si dimostra interprete maturo nello giostrare tra i vari registi del suo personaggio, aiutato anche dal padre Sergio Castellitto qui splendido e in grado di regalare i momenti più introspettivi e filosofici del film. La partitura musicale che ripropone capolavori musicali come Spiagge di Renato Zero e Maledetta Primavera di Loretta Goggi sono un regalo per il pubblico. Il personaggio più affascinante è sicuramente il Valentino di Giorgio Quarzo Guarascio, decisamente sopra le righe ma senza mai scivolare nella macchietta. Il film è sicuramente una prova sufficiente, a cui tuttavia manca qualcosa sul ritmo per essere pienamente convincente. Pietro Castellitto si dimostra uno dei talenti più importanti del cinema. Noi lo abbiamo incontrato per parlare della sua visione autoriale in questo secondo film.

Pietro Castellitto spiega il senso del film: “Esprimo il desiderio di sentirsi vivi”

Pietro Castellitto nell’incontro stampa spiega subito perché ha voluto raccontare sullo schermo Enea, un film che sente particolarmente suo e che cambia molto il punto di vista rispetto alla sua prima opera cercando di mostrare una maturità artistica:

Dopo aver riflettuto, con il mio primo film, sul rapporto tra l’alta società e il proletariato, con la mia seconda regia volevo esplorare il desiderio di sentirsi vivi. Il protagonista  è mosso dal bisogno di sentire dentro di sé  la voglia di vivere, un movimento dell’anima proprio di tutti i personaggi. Questa loro voglia fa nascere una serie di conflitti interiori, ma anche esteriori. E se magari i ristoranti, il circolo sportivo, i posti che frequenta possono essere elitari, la vitalità non lo è, è incorruttibile”.

Pietro Castellitto racconta la voglia di portare sullo schermo un eroe romantico, cercando pur senza riuscirci in alcuni momenti: 

“I sentimenti che prova Enea sono quelli che, credo, vengono provati dagli adolescenti di qualsiasi quartiere, città, paese e non tengono conto delle generazioni. Volevo combattere il cliché secondo il quale le famiglie borghesi diano sempre alla luce figli nichilisti. Per me, Enea è un eroe romantico che cerca di fare i conti con la volontà di voler dimostrare le sue capacità“.

Lavorare con il padre Sergio Castellitto

Ne aveva parlato scherzando negli scorsi anni Sergio Castellitto, ma finalmente per lui è arrivato il tempo di essere diretto dal figlio:

Ho provato in tutti i modi a non fare un film con mio padre, ma ho capito fin da subito che il personaggio di Celeste si muoveva su una frequenza emotiva ironica che nessuno, tranne mio padre, sarebbe stato in grado di intercettare. Forse Adam Driver”, scatenando le risate in sala “Ero intimorito, ma una volta sul set mi sono reso conto che in una realtà formale come quella abbiamo avuto l’occasione di conoscerci meglio, in un modo che non ci era permesso dalle dinamiche familiari.”

Sergio Castellitto invece svela un curioso retroscena su come il figlio, che non ha mai negato di ritenere un talento migliore di lui, gli ha chiesto di lavorare insieme: 

“Pochi giorni prima che Pietro mi proponesse il film, controllando su Internet, mi sono accorto che la mia filmografia contava novantanove titoli. Ho trovato un segno amorevole e importante il fatto che il mio centesimo film sarebbe stato diretto da mio figlio. Ho vissuto la produzione del film come quella dei novantanove precedenti, ho seguito le direttive del mio regista cercando, come ho fatto con tutti gli altri con i quali ho lavorato, di tradirle appena possibile, come ogni bravo attore dovrebbe fare. Mettendo bombe che sorprendono il regista”, anche se il figlio scherza subito di averle disinnescate come un bravo artificiere.

Sergio Castellitto racconta anche cosa lo abbia colpito di più della sceneggiatura, lodando ancora una volta il talento nella scrittura di Pietro

“La cosa che più mi appassiona di questo film è il modo in cui Pietro ha saputo raccontare le due diverse stagioni della vita, termine che preferisco a generazioni, che dipinge in Enea. I genitori, perbene ma crepati e falliti, e i figli, più inclini al male ma che hanno la potenza e la forza di cercare di essere ancora romantici e tragici.” giovani molto per male ma che hanno ancora la forza di essere romantici e tragici: questo li rende più leali dei genitori».

Benedetta Porcaroli, che i giornali danno nuovamente insieme a Riccardo Scamarcio dopo un presunto flirt proprio con Pietro Castellitto, rappresenta invece il sentimento più puro per Enea:

Mi sono affidata molto al quadro preciso e allo stesso tempo sfumato che Pietro aveva creato nelle pagine della sceneggiatura. Penso che sia un film molto emozionante e stratificato, che ci faccia vivere da vicino la storia dei suoi protagonisti e ci faccia fare i conti con la vita e diverse responsabilità, come il dover amare qualcun altro“.